«Le festa di Sant’Agata è alle porte e non è accettabile che vi si possa giungere ancora una volta con queste ombre». Destinatario del messaggio l’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina chiamato, dal Comitato per la legalità, a fare chiarezza sulla gestione delle associazioni agatine che compongono la galassia dei devoti. Sotto la lente d’ingrandimento, nello specifico, il gruppo che fa riferimento alla cattedrale etnea, guidato dal 1996 dall’ex maestro del fercolo Claudio Baturi. Durante la sua gestione, come emerso da un approfondimento esclusivo realizzato da MeridioNews, sulla vara si sono alternate persone con precedenti penali. Un connubio, quello tra mondo criminale e fede, che si ripresenta ancora una volta e che avrebbe caratterizzato anche l’associazione agatina. La stessa che rientra nella giurisdizione del vescovo etneo.
Da qui la richiesta di chiarimenti da parte del comitato. Secondo quanto riferito dai componenti – che domani terranno una conferenza stampa nella sede dell’associazione Cittàinsieme – l’arcivescovo Gristina, dopo l’articolo di MeridioNews, avrebbe risposto «di avere saputo dalla stampa del problema, e di avere avviato da tempo un processo di revisione degli statuti delle associazioni, individuando regole più stringenti per non consentire a chi risulta essere condannato per reati di allarme sociale o morale di rivestire la carica di associato». Tra le persone che negli anni hanno messo al petto il tradizionale distintivo dell’associazione Cattedrale c’è stato anche l’ex killer del clan Cappello Gaetano D’Aquino, immortalato da una fotografia mentre nel 2009 si faceva spazio per accedere alla stanzetta che conserva le reliquie della martire. Il boss, che da qualche anno è diventato collaboratore di giustizia, raccontò ai magistrati di avere partecipato alla festa come devoto. Un ruolo, di fedele e iscritto al gruppo agatino, condiviso con Francesco Ragusa. Noto pregiudicato con un passato da affiliato al clan Cursoti, finito gambizzato nel 2013 mentre si trovava in via Plebiscito.
«Pensiamo – proseguono nella loro nota dal Comitato per la legalità – che indipendentemente dalla revisione degli statuti, da tempo si sarebbe dovuto fare chiarezza sulla presenza di alcuni personaggi. Motivo per cui si chiede che la situazione dell’associazione Sant’Agata cattedrale venga affrontata quanto prima». Quello dei devoti riuniti all’interno di congreghe è un problema emerso in passato. Nello specifico con lo storico circolo Sant’Agata, reo di avere dato l’onore delle tessere numero uno e due a Nino Santapaola ed Enzo Mangion.
Della festa si è occupata anche la magistratura. Con un processo, conclusosi in secondo grado con l’assoluzione degli imputati, per il presunto controllo del gotha mafioso catanese sui festeggiamenti. Non è un mistero che tra i devoti che si sono alternati nei ruoli di massima visibilità, come il trasporto del busto reliquario all’esterno della cattedrale, ci siano stati volti noti di Cosa nostra. A dire la loro sulla terza festa religiosa più partecipata al mondo sono stati anche numerosi collaboratori di giustizia. Natale Di Raimondo, per esempio, svelò l’aneddoto di uno stendardo della sua famiglia appeso nella candelora del circolo agatino quando era reggente dei Santapaola nel quartiere di Monte Po.
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