Sant’Agata, candelora ferma in via Torre del Vescovo Annacata di fronte alla casa del presunto boss Salvo

Una candelora ferma in un posto in cui non si era mai vista. In sosta dal primo pomeriggio del 4 febbraio fino alla sera, in attesa del fercolo di Sant’Agata che sarebbe poi arrivato dalla salita dei Cappuccini. Il posto in questione non è un luogo qualunque di Catania, ma l’angolo tra via torre del Vescovo e via Antico corso, a pochi passi da via Plebiscito. Il cereo votivo quello degli ortofrutticoli. Proprio in quella rientranza, accanto all’incrocio tra le due arterie, in una strada senza uscita, abita Massimiliano Salvoex sorvegliato speciale adesso agli arresti domiciliari accusato dai magistrati di fare parte dell’associazione mafiosa etnea con ruoli di rilievo.

Verso la sua abitazione, quando il sole è sceso, la candelora si muove sorretta dai portatori. La grossa costruzione in legno dorato scolpito – detta ‘a signurina – si spinge lungo la rientranza che non ha sbocchi arrivando a pochi metri dal portone. Lì si ferma e inizia a ballare nella caratteristica annacataSalvo non è un personaggio di secondo piano, tutt’altro. È figlio dell’ergastolano Giuseppe, conosciuto con il diminutivo di Pippu u carruzzeri, e fratello del pluripregiudicato Giampiero, attualmente recluso e in attesa di giudizio perché sospettato di essere uno dei killer della strage di Catenanuova, piccolo paesino dell’Ennese macchiato dal sangue nel 2008. 

Una famiglia storica della mafia catanese, tradizionalmente legata – secondo quanto raccontato dalle sentenze e dai pentiti tra cui Gaetano D’Aquino – al clan di Salvatore Cappello, boss indiscusso dell’omonimo clan. L’ex sorvegliato speciale Massimiliano Salvo, dopo alcuni anni passati dietro le sbarre, ormai da diversi mesi vive a casa in attesa di risolvere il conto con la giustizia. Nel 2002, quando era ancora residente nel quartiere di Librino, viene arrestato insieme ad altre persone perché ritenuto il nuovo reggente del clan. Qualche anno prima, durante un controllo, una squadra di falchi trova una lettera in cui lo stesso Massimiliano Salvo annuncia la sua investitura del ruolo di capo, considerato il recente arresto del fratello e l’ormai definitiva carcerazione del padre.

Nella stessa zona in cui si è assistito alla cosiddetta annacata, all’incrocio tra le due vie, si trova anche un’edicola votiva con tanto di gigantografia di Sant’Agata che in passato aveva già fatto discutere per la presenza di una targa. Allestita dopo il 2009 e rimossa nel 2013, vi erano stati fatti incidere i nomi di nove affiliati al clan dei Cursoti  del boss Giuseppe Garozzo, tutti morti in agguati mafiosi. Un chiaro segnale per marcare il territorio. A distanza di tempo è rimasta l’edicola votiva davanti alla quale, durante la lunga sosta della candelora, è stata sparsa la segatura per dare la possibilità ai fedeli di accendere i numerosi ceri. Nonostante il punto in questione non fosse tra quelli autorizzati

Non solo. Secondo quanto promesso dall’amministrazione al Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata tra le novità introdotte per l’edizione 2015 della festa – frutto dell’accordo tra Comune di Catania e Curia -, le candelore non avrebbero mai dovuto separarsi, accompagnando sempre il fercolo. E costantemente informata della posizione dei cerei votivi avrebbe dovuto essere la Questura etnea. Ulteriore capitolo di questa vicenda, infine, è quello relativo al sequestro da parte della polizia di 31 batterie di fuochi d’artificio artigianali e abusivi piazzati da ignoti nel prato del Bastione degli infetti, area quest’ultima proprio a ridosso dell’abitazione di Salvo. I botti, collocati probabilmente durante la sosta della candelora vicino all’edicola votiva, dovevano forse essere esplosi al passaggio della vara di Sant’Agata. Ma la festa in questo caso non è riuscita.

Luisa Santangelo

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