Sono quasi le 9 quando un applauso liberatorio sottolinea che quest’anno la salita di Sangiuliano si farà. Già nella prima parte della mattinata, dopo i fuochi di artificio in piazza Borgo e quando la processione con le reliquie di sant’Agata stava procedendo lungo via Etnea, era arrivata la rassicurazione su uno dei momenti più attesi della festa. È stato il presidente del comitato dei festeggiamenti Riccardo Tomasello, con un condizionale sorridente, a fare intendere che, nonostante la leggera pioggerellina di questa notte, non ci sarebbero stati problemi. La conferma è poi arrivata dopo il collaudo da parte dei meccanici e il sopralluogo delle forze dell’ordine e deI comitato. I cordoni si sono stesi per via di Sangiuliano e la strada è diventata un fiume bianco.
Dopo qualche falsa partenza, alle 9.23 la salita comincia a passo piuttosto sostenuto per rallentare un po’ nella seconda parte, quando la strada si fa più ripida. Due minuti di percorso che, per molti devoti e cittadini, vale gran parte della festa. Sono le 10 quando il fercolo arriva in via Crociferi e si ferma. Dopo diversi minuti di attesa, in cui il capovara Claudio Consoli chiede ad alcune persone di spostarsi per potere procedere, si arriva davanti al monastero di San Benedetto. Cala il silenzio e comincia il canto delle suore. Sono le 11.10 quando sant’Agata entra in piazza Duomo, una ventina di minuti dopo fa ingresso in cattedrale.
«Non dobbiamo avere paura di nulla – dice monsignor Barbaro Scionti, il parroco della cattedrale, facendo riferimento al passo del Vangelo letto poco prima – Ma dobbiamo anche avere paura di chi può ingannarci facendoci vedere cose che sembrano belle e buone ma che in realtà ci rendono schiavi di chi ha interesse a sottometterci».
Adesso, si può dire che quella del 2020 è stata un’edizione piuttosto tranquilla e senza variazioni di percorso. La guerra del cordone, che l’anno scorso aveva portato il capovara Consoli alla decisione di un rientro anticipato del fercolo, resta solo sullo sfondo. Anche se pure quest’anno non è mancato qualche momento di tensione. La mattina del 3 febbraio alla pescheria, una prova di forza tra le candelore di ortofrutticoli e pescivendoli è andata avanti per ore davanti a centinaia di persone. Una gara di resistenza tra le chiumme (le ciurme) dei portatori. Dopo l’ipotesi di togliere il contributo economico alle candelore in questione, sono arrivate le scuse degli ortofrutticoli che hanno giustificato il trofeo portato sotto la statua dell’elefante in piazza Duomo come «un regalo che ci siamo fatti da soli per il lavoro di anni».
Tra le varie ordinanze comunali emanate per la festa della patrona, c’è stata anche quella riguardante il divieto di accendere e trasportare i ceri accesi. Fatta eccezione per alcune zone (piazza Stesicoro, lato ovest; via Dusmet – fontana Sant’Agata; slargo tra via Caronda, via Fondaco e via Canfora e piazza Cavour, lato sud-ovest) in cui è stato consentito. Una tradizione a cui i devoti, lungo la processione, pare facciano fatica a rinunciare. E tra loro c’è stato anche il cantante Niko Pandetta. Con tanto di sacco bianco addosso, scuzzetta (cappello) di velluto nera in testa e la medaglia di Sant’Agata al petto, il neomelodico ha preso parte alla festa portando un enorme cero giallo acceso.
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