Sant’Agata ’19, rientro dopo la guerra del cordone «Cari delinquenti, non siamo ostaggio di nessuno»

«I devoti di Sant’Agata e Sant’Agata non sono ostaggio di nessuno. Cari delinquenti siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare». Questa è la risposta di Barbaro Scionti, parroco della cattedrale di Catania, a quanto accaduto nella fase finale del giro interno del fercolo che è rientrato in inaspettato anticipo, quando sono da poco passate le 10 del mattino. Varca la soglia totalmente a spalla perché, per la prima volta da quando se ne ha memoria, si è dovuto staccare il cordone dal fercolo. I devoti non hanno voluto lasciarlo dopo la decisione di non fare la salita di via Sangiuliano per motivi di sicurezza. «È incredibile e vergognoso», dice il capovara Claudio Consoli che ha scelto di procedere in questo modo, dopo essere sceso tre volte per chiedere alle persone dentro al cordone di allontanarsi. Nessuno però ha accolto l’invito. Momenti di tensione con il cordone che sembra praticamente diviso in due: nelle parte in alto si tira per non cedere, mentre da sotto si cerca di ritirarlo verso ai Quattro canti. Una sorta di guerra del cordone con un gruppo di devoti che si è perfino inginocchiato per impedire alla processione di cambiare corso. Sant’Agata si muove comunque e rientra velocemente in Cattedrale. 

Si conclude in anticipo rispetto agli anni scorsi l’edizione 2019 della festa della patrona di Catania. Come avviene oramai da diversi anni, i fuochi pirotecnici di piazza Borgo sono stati sparati intorno alle 6 del mattino, quando era già giorno. Poco dopo le 9 il fercolo si ferma ai Quattro canti e arriva dal capovara la decisione che la salita di via Sangiuliano non si fa per motivi di sicurezza: c’è troppa confusione dentro al cordone, in particolare nella parte alta, che intralcia il percorso ma i devoti non vogliono spostarsi. Un gesto che da molti è stato letto anche come una presa di posizione. Dopo un briefing del maestro del fercolo con le autorità di pubblica sicurezza, arriva la decisione definitiva di tornare indietro su via Etnea e dirigersi direttamente verso la Cattedrale. Dopo il 2004, anno della morte di Roberto Calì  il giovane travolto dal fercolo che rimase ferito e morì qualche giorno dopo – la strada particolarmente rischiosa è stata percorsa a passo d’uomo e non più correndo. Davanti all’ingresso della Cattedrale, dopo le parole di Scionti e il momento di preghiera dallo stesso parroco guidato, è pure arrivata la telefonata dell’arcivescovo Salvatore Gristina che ha comunicato il proprio pieno sostegno alle decisioni del capovara. 

Conclusi i tre giorni dei festeggiamenti, l’edizione del 2019 verrà ricordata sicuramente per la fase finale della processione del giro interno, quello più atteso e suggestivo rovinato da «alcune teste calde». E non è stata l’unica questione legata alla sicurezza che questa festa delle patrona si porterà dietro: durante la serata del 3 febbraio, come immortalato in un video, centinaia di persone hanno deciso di sfondare un’area di filtraggio allestita con delle transenne lungo via Garibaldi per raggiungere piazza Duomo e assistere allo spettacolo pirotecnico. E ancora a «motivi di sicurezza» è stato dovuto lo stop alle candelore: durante la giornata del 4, i cerei sono rimasti fermi in piazza dei Martiri incappucciate con dei teloni di plastica a causa del maltempo. La pioggia battente della serata del 4 febbraio ha poi fatto temere che potessero essere annullati i fuochi d’artificio del Fortino e che si potesse addirittura optare per un rientro anticipato del fercolo.

Marta Silvestre

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