PUR DI PORTARE A CASA UNA PESSIMA RIFORMA IL GOVERNO CROCETTA AVREBBE BANDITO IL “CONCORSO PER TITOLI & CLIENTELE”: VOTI IN AULA IN CAMBIO DI POSTI NELLE AZIENDE SANITARIE E OSPEDALIERE. L’ABORTO ‘CRACOLICIANO’ DEI “LIBERI” CONSORZI DI COMUNI. LA PESSIMA FIGURA DEL PARTITO DI CASINI E D’ALIA CON TRE ASSESSORI DI FATTO ‘TELEGUIDATI’ DAL GOVERNATORE E DA LUMIA…
In un clima surreale, l’Assemblea regionale siciliana, oggi, invece di occuparsi di interi comparti dell’Amministrazione lasciati senza soldi (Teatri lirici e di prosa, Arpa, Consorzi di bonifica, Parchi e Riserve naturali, forestali e via continuando) e di decine di Comuni del Palermitano e del Siracusano che rischiano di restare senz’acqua, tornerà a cimentarsi con la ‘presunta’ riforma delle Province: ovvero l’istituzione di improbabili città metropolitane e di altrettanti improbabili Consorzi di ‘liberi’ Comuni.
La confusione è totale. Con il Governo di Rosario Crocetta che, pur di portare a casa questa riforma, ha messo in ‘palio’ le poltrone dei direttori generali della sanità.
Mai come in queste ore la politica siciliana è stata un mercato di poltrone. Di fatto, il Governo regionale ha bandito uno strano “Concorso per titoli & clientele” abbinato alle città metropolitane e ai finti ‘liberi Consorzi di Comuni. Poltrone in cambio di voti per questa pessima riforma.
Ovviamente, trattandosi di un consesso di ‘galantuomini’ – e trattandosi di poltrone importanti – si discute su come ‘definire’ la questione. Il dubbio, tutt’altro che infondato, è che Rosario Crocetta e il suo sodale, il senatore Giuseppe Lumia, una volta arraffata la ‘riforma’ delle Province, si guardino bene dal mantenere le promesse che in questa ore inondano il mondo della politica siciliana.
Chi non partecipa a questo ‘suk’ di poltrone della sanità pubblica sono i parlamentari e i dirigenti del PD siciliano, che le cronache ‘sotterranee’ danno per molto infastiditi. Crocetta e Lumia danno per contati i voti favorevoli dei parlamentari del PD (e in questo sono un po’ troppo ottimisti…) e cercano consensi in altre sponde politiche.
Il gioco si fa pesante e carico di incognite. Perché ogni poltrona data al centrodestra non è una poltrona in meno per Crocetta e Lumia – che le loro poltrone non le mollano manco se li ammazzano – ma per il PD.
C’è anche il rovescio della medaglia. Questo “Concorso per titoli & clientele” nella sanità pubblica siciliana crea fibrillazioni nel centrodestra. Qualche giorno fa, ad esempio, con la scusa del suo compleanno, Crocetta ha invitato parlamentari del gruppo di Forza Italia all’Ars in queste ore in via di costituzione. Una mossa abile che, forse, il coordinatore siciliano, Vincenzo Gibino, avrebbe fatto bene ad evitare.
In queste ore, infatti, i parlamentari della futura Forza Italia (grosso modo sono tre tronconi: Forza Italia ex Pdl, Forza Italia di derivazione Pid-Cantiere Popolare e Grande Sud e Forza Italia di derivazione Lista Musumeci) si chiedono: chi è che di noi tradirà e voterà per la proposta Crocetta?
Da qui il caos, anche per l’assegnazione del ruolo di capogruppo. Il prescelto è Marco Falcone (foto sopra, a destra), con Vincenzo Figuccia nel ruolo di vice. E con il Pid-Cantiere Popolare piuttosto infastidito, visto che tale ruolo – a quanto si sussurra – avrebbe dovuto coinvolgere anche Toto Cordaro.
In questo clima, oggi, a Sala d’Ercole arriva una riforma che è tutto un programma. Il governatore Crocetta, d’accordo con il Sindaco di Catania, Enzo Bianco – primo cittadino del Comune più in deficit della Sicilia – vorrebbe far scomparire oltre 50 Comuni tra Palermo, Catania e Messina che verrebbero ‘democraticamente’ infilati’ nelle città metropolitane delle stesse Palermo, Catania e Messina.
Di fatto, quella ipotizzata da Crocetta e da Bianco – con il coinvolgimento del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, oggi presidente di ANCI Sicilia e, in verità, in queste ore un po’ defilato rispetto a questo vacuo progetto – non ha nulla a che vedere con le città metropolitane individuate dalla legge nazionale n. 142 del 1990. Il rozzo disegno di legge di Crocetta e Bianco è, in realtà, un maldestro tentativo di salvare il Comune di Catania sulla pelle di una decina di Comuni del Catanese che dovrebbero scomparire.
Di fatto, una proposta politica e amministrativa senza né capo né coda che la maggioranza dei parlamentari dell’Ars – PD in testa – ha già ‘bocciato’. Non si capisce, infatti, per quale motivo Biancavilla, Aci Trezza, Aci Castello, San Giovanni La Punta, Sant’Agata Li Battiati e via continuando dovrebbero scomparire per consentire al Comune di Catania di prendersi l’8 per cento di Irpef dei cittadini di questi Comuni, sanare i propri bilanci e lasciare migliaia di persone senza servizi, con il culo a terra.
La stessa cosa sarebbe dovuta avvenire con un bel gruppo di Comuni del Palermitano e del Messinese. Sempre per salvare i Comuni di Palermo e di Messina. Soluzioni folli, degne in tutto e per tutto di un Governo – il solito Governo Crocetta – che procede a tentoni, senza un programma, tirando fuori, di volta in volta, idee raffazzonate e male assortite.
Superfluo aggiungere che questa follia è stata ‘cassata’. I Comuni – ammesso che la legge venga approvata – potranno aderire solo volontariamente alle città metropolitane, e non dovranno scomparire. Perché la legge sulle città metropolitane, a differenza di quanto pensa qualche apprendista stregone, non prevede la scomparsa dei Comuni, ma l’integrazione degli stessi Comuni che mantengono le proprie peculiarità culturali.
Non va meglio sui Consorzi di Comuni. Secondo lo Statuto siciliano, debbono essere gli stessi Comuni a sancire non l’abolizione dell’ente intermedio, ma il superamento delle Province che vengono sostituite da “Liberi consorzi di Comuni”. Liberi significa che sono i Comuni che debbono scegliere come organizzarsi e non l’Ars a organizzarli con una legge!
Il problema è che questo concetto di libertà dovrebbe essere spiegato al presidente della Prima Commissione dell’Ars (Affari istituzionali), il rubicondo Antonello Cracolici, personaggio intriso di mentalità sovietico-comunista che, in quanto tale, è portato a imporre la propria visione delle cose, che di solito è sbagliata. Dalla Commissione presieduta da Cracolici è venuto fuori un disegno di legge raffazzonato e non meno confuso delle città metropolitane di Crocetta e Bianco.
Ma chi sta facendo veramente una pessima figura in questo passaggio politico e parlamentare è la forza politica che, invece, avrebbe dovuto condurre il gioco: l‘Udc. Questo Partito – che in Sicilia è piuttosto radicato nonostante le scissioni degli ultimi mesi – esprimendo l’assessore alle Autonomia locali con Patrizia Valenti avrebbe dovuto mantenere la barra del timone.
Invece, in questi mesi, di tale argomento si sono occupati Crocetta, Bianco, Cracolici, Orlando e via continuando. Tutti, tranne gli esponenti dell’Udc. A parte qualche sottolineatura del segretario regionale di questo Partito, Giovanni Pistorio, la sensazione netta, precisa è che l’assessorato alle Autonomie locali sia stato gestito non dall’Udc, ma da Crocetta e Lumia. La stessa cosa, per certi versi, è avvenuta con l’assessorato al Lavoro, dove Ester Bonafede, in tante occasioni, è sembrata travolta dai diktat di Crocetta.
In ultimo – ma non certo ultimo per importanza – l’atteggiamento del terzo assessore di casa Udc, Dario Cartabellotta, che radio tam tam dà ormai in ‘viaggio’ verso le truppe cammellate di Crocetta, addirittura come possibile candidato nella prima competizione elettorale di peso che verrà a tiro.
Insomma, questa Udc siciliana, con rispetto parlando, più che un Partito politico vivace e presente sembra una sommatoria informe di pugili suonati. Una sorta di ‘dispensa’ dalla quale Crocetta e Lumia attingono a piene mani…
Che dire di tutta questa ‘bordelliata’? La cosa più seria sarebbe ‘bocciare’ subito questa ‘frittata’ – anche per separare le nomine dei direttori generali della sanità da questo passaggio parlamentare – e costringere l’Ars ad occuparsi di cose serie: la manovra bis e la ripubblicizzazione del servizio idrico, alla luce dei disastri prossimi venturi di Palermo e Siracusa.
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