«È una venduta, è una mafiosa». Si è conclusa così, tra le contestazioni, la giornata catanese di ieri della ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Dopo l’incontro in mattinata con il sindaco Enzo Bianco a palazzo degli Elefanti, le foto di rito, i sorrisi, le strette di mano, gli applausi nel pomeriggio al convegno all’hotel Excelsior, sono arrivati anche gli insulti. Da parte dei membri del movimento Vite Sospese, critici con il governo nazionale per il blocco alle sperimentazioni del discusso metodo Stamina contro malattie rare e finora incurabili.
Al mattino la ministra è stata testimone della firma al comodato d’uso gratuito con cui l’azienda ospedaliera Garibaldi ha ceduto all’asp la struttura San Luigi, in viale Fleming. Lì nascerà il primo punto territoriale di assistenza (Pta) catanese con un risparmio, secondo il Comune etneo, di circa un milione e 800mila euro allanno. «Il ministro Lorenzin ha ascoltato con molto interesse le nostre esperienze che vanno nella direzione di dare al sindaco un compito di coordinamento sulla sanità locale – è il commento del primo cittadino Enzo Bianco – Ha promesso inoltre che tornerà a Catania per visitare alcune strutture ospedaliere».
Una promessa formulata con la serenità della più classica visita istituzionale. Un clima che dura fino al pomeriggio quando, all’hotel Excelsior, è previsto il convegno dal titolo Sanità siciliana: attualità e prospettive. Tra i relatori, oltre a Lorenzin, ancora il sindaco Bianco, il rettore dell’università di Catania Giacomo Pignataro, rappresentanti dell’ordine dei medici e dei dipartimenti di alcuni ospedali cittadini, oltre al sottosegretario di Stato Giuseppe Castiglione. Prevista anche la presenza dell’assessore alla Sanità regionale Lucia Borsellino. Ed è stata proprio la sua assenza a scatenare la prima polemica. «Purtroppo qui non sono presenti Rosario Crocetta e l’assessore Borsellino – dice Giulia Grillo, deputato nazionale del Movimento 5 stelle, presente insieme a una cinquantina di cittadini etnei pentastellati – Sappiamo tutti che la sanità è finanziata al 49 per cento dalla Regione con le nostre tasse e il restante 51 per cento dal sistema sanitario nazionale. È inutile parlarne senza i rappresentanti politici regionali».
Tra l’elegante pubblico del convegno – infermieri, medici e politici, tra cui anche l’ex coordinatore del Pdl in Sicilia Pino Firrarello -, un gruppetto si fa notare per un crescente brusio che presto sfocia in aperti fischi rivolti a Lorenzin. Una contestazione accennata al momento dell’ingresso della ministra all’hotel Excelsior e poi scoppiata all’interno. Ad animarla sono i membri del movimento Vite Sospese e in particolare due donne, madre e figlia, sostenitrici del metodo Stamina. «Lasciateci parlare, anche se non abbiamo pagato il biglietto per essere qui», urla in polemica Anna Caerta, madre di Mauro Terranova, ragazzo 23enne di Modica affetto da atassia spinocerebellare. «Perché ha scelto di fare morire 25mila persone sulla base di niente? – chiede Simonetta Terranova, sorella del giovane, invitata a parlare, rivolta alla titolare nazionale della Sanità – Nell’agosto del 2013 il suo ministero ha detto che le cellule staminali di Stamina sono libere». Beatrice Lorenzin, perso il sorriso che l’aveva accompagnata fino a quel momento, agguanta il microfono con una rabbia appena contenuta: «La politica fa la politica, la scienza fa la scienza e la magistratura fa la magistratura», urla anche lei, sovrastata dai fischi.
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