A Catania i servizi sanitari non sono soddisfacenti. A sostenerlo sono i dati dell’Adiconsum, il dipartimento socio-sanitario dell’Associazione dei consumatori, che sono stati diffusi questa mattina. I numeri sono venuti fuori da un’indagine condotta nel 2014 su tutto il territorio regionale. E dai catanesi sono arrivate valutazioni sconfortanti: il 93 per cento degli intervistati ha evidenziato un grado di soddisfazione medio-basso, mentre l’89 per cento dei pazienti etnei si è detto insoddisfatto dei tempi di attesa. Che risultano troppo lunghi e spesso esasperano i cittadini in attesa di cure. «Le cifre catanesi – afferma il presidente Adiconsum Catania, Emanuele Bonomo – ci dicono sostanzialmente che i cittadini percepiscono di essere periferici rispetto al sistema sanitario, hanno una grande voglia di trasparenza e non si sentono adeguatamente informati sui servizi a cui hanno diritto».
Secondo l’associazione dei consumatori, per raggiungere «l’obiettivo della Buona sanità é indispensabile un confronto serrato che agevoli la piena realizzazione della legge regionale 5 del 2009, che vedeva nella centralità del malato e non della struttura ospedaliera, l’azione del servizio sanitario. Più servizi sul territorio, più vicinanza al malato, potenziamento della rete dell’emergenza, centralità dell’azione del medico di famiglia e meno ospedale». Del resto, lo dice anche Massimo Buscema, presidente dell’ordine dei medici di Catania: «In sanità l’eccellenza non la fanno i singoli medici, ma una squadra».
Ma l’eccellenza non è di questa Sicilia. Secondo i dati del rapporto di Adiconsum, nessuno degli intervistati si dichiara «molto soddisfatto» della qualità e della rapidità delle risposte delle aziende sanitarie provinciali di riferimento. E nessuno è contento dei tempi d’attesa necessari per accedere alle prestazioni sanitarie delle quali si ha bisogno. A questo dato si aggiunge la risposta del 38 per cento del campione sentito dall’associazione dei consumatori: si dichiarano «per nulla soddisfatti della gentilezza dei dipendenti dell’Asp». Insomma: si piange dal punto di vista dell’assistenza sanitaria e non si ride nemmeno a guardare l’accoglienza ai pazienti.
«C’è la necessità di ripensare un sistema sanitario datato – sostiene Pietro Giordano, presidente nazionale Adiconsum – Quello attuale è stato ideato nel Novecento. E per ripensarlo è necessaria un’alleanza di tutti gli attori coinvolti, una sinergia tra pubblico e privato. Quest’ultimo deve essere sussidiario alla sanità pubblica, non speculativo».
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