Non c’era nessun rappresentante del Comune alla lezione all’aria aperta dell’orchestra Falcone e Borsellino a San Cristoforo. La manifestazione è stata organizzata dai volontari per chiedere, ancora una volta dopo le numerose richieste ufficiali, una nuova sede per i bambini del quartiere che hanno trovato nella musica un’alternativa alla strada. Una necessità diventata impellente dopo la chiusura dei locali della parrocchia, perché inagibili, dove fino a luglio l’orchestra provava. A pochi metri di distanza sorge, chiuso da anni, il centro culturale Midulla, di proprietà del Comune. Ed è proprio la struttura pubblica che i volontari chiedono come sede. Una proposta finora rifiutata da palazzo degli Elefanti. «Il piano di rientro assegnava l’immobile ai Servizi sociali, ma stiamo lavorando per sbloccare la situazione. Con una premessa: io non posso fare nessun affidamento diretto, c’è un regolamento che impone regole precise con procedure pubbliche competitive», spiega Giuseppe Girlando, assessore al Patrimonio.
L’esponente della giunta Bianco apre tuttavia per la prima volta all’assegnazione del bene ad associazioni o enti privati: «Credo che la destinazione a uffici mortifica il centro Midulla – ammette -, non è coerente con le sue finalità di struttura per attività culturali e sociali. Ha ben altre potenzialità e contiamo di sfruttarle». Come? Escluso l’affidamento diretto, l’assessore pensa al coinvolgimento di tutti i soggetti potenzialmente interessati ad usare l’immobile per finalità culturali e sociali. «La prossima settimana chiederemo a diverse associazioni di inviarci le loro richieste e i loro progetti, poi valuteremo e assegneremo il bene. Se tutto va bene, entro fine ottobre la situazione potrebbe essere sbloccata», annuncia Girlando. Altro punto fermo è che chi vorrà gestire il Midulla dovrà pagare un canone di affitto, nella misura decisa dagli uffici del patrimonio in base ai valori di mercato. «Lo impone il regolamento – precisa l’assessore – ma nel caso di onlus (come è la fondazione La città invisibile che ha promosso l’orchestra ndr) si può operare uno sconto fino al 90 per cento». Nel frattempo gli uffici dei Servizi sociali dovrebbero essere spostati in via Zurria, ma restano da superare le resistenze dei dipendenti comunali che lamentano l’impossibilità di garantire la riservatezza a causa degli spazi troppo grandi della struttura.
«A noi non interessa il Midulla in quanto tale, ma solo dare una sede ai bambini – replica Alfia Milazzo, portavoce dell’orchestra – Se non ci aiuteranno, saremo costretti ad andare via e a lasciare San Cristoforo in mano ai mafiosi. Lentamente abbiamo conquistato la fiducia della gente, ricominciare da zero sarebbe dura per chiunque». Ieri, domenica pomeriggio, gli operai della Oikos sono intervenuti davanti alla sede del centro culturale serrato per levare i cumuli di immondizia presenti. «Siamo stati costretti a spostare la lezione da un’altra parte, ma la gente ci ha applaudito perché da tempo non venivano a pulire».
La vicenda dell’orchestra Falcone e Borsellino è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare all’Assemblea regionale siciliana da parte della deputata del Movimento cinque stelle Angela Foti. Anche il consigliere comunale Agatino Lanzafame, vicepresidente della commissione Bilancio, incalza la giunta. «Lamministrazione intervenga immediatamente per dare risposta alle attese dei bambini dell’orchestra Falcone e Borsellino che nel cuore del quartiere San Cristoforo rappresenta unoccasione di riscatto culturale e sociale e che oggi chiede al Comune di aprire le porte di un immobile inutilizzato che rischia di essere abbandonato al degrado per poterlo trasformare in un oasi di speranza per i ragazzi del quartiere». Lanzafame chiede di assegnare ai volontari il Midulla o, in alternativa, «di individuare immediatamente un sito alternativo nel quartiere San Cristoforo». E allarga l’orizzonte: «Bisogna andare oltre lemergenza e avviare una riflessione più ampia che riguardi il sostegno del Comune alle realtà di prossimità presenti nelle periferie e la valorizzazione dei beni comuni», conclude.
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