San Berillo, critiche al piano di risanamento Leone contro i «complici della speculazione»

Una voce spezza il coro di critiche entusiaste che fino ad ora ha accolto il piano di riqualificazione di corso Martiri della Libertà. Per l’architetto Giacomo Leone, memoria storica della città, il progetto di Massimo Cucinella, «è inattuale». «In Italia – è la denuncia di Leone – Catania è la città con la più grande area libera in centro storico, un’occasione unica che stiamo perdendo perché ci siamo arresi alla speculazione».

Lo scorso 18 giugno, il presidente regionale dell’Istituto nazionale di Architettura, Franco Porto, ha inviato una lettera chiedendo a tutti i soci e i simpatizzanti un contributo in termine di idee sul progetto del corso dei Martiri. «Occorre – scriveva Porto ai colleghi – che si avvii un intenso dibattito per quella che si presenta come l’opera più importante che i privati realizzeranno per la riqualificazione di Catania». Qualche giorno dopo, Leone, in aperta polemica con il presidente, annuncia le dimissioni da membro onorario dell’Istituto che lui stesso ha contribuito a fondare. «Che senso ha – attacca l’architetto – chiedere contributi adesso che il progetto sta per essere definitivamente approvato dal Comune? Dove erano questi signori negli ultimi dieci anni mentre Catania veniva costantemente rosicchiata?».

Leone non vuole entrare nel merito del piano Cucinella, che si limita a definire «non brillante». Al centro delle sue critiche c’è la destinazione d’uso di quelle aree, le possibilità sprecate dal Comune nel corso degli anni di tornare ad essere l’unico proprietario. Il solo a poter decidere liberamente se e cosa costruire su questa storica ferita. «Dovevano rimanere libere, destinate a verde, punto di raccolta in caso di sisma – spiega Leone – Cucinella dice che ci sarà tanto spazio libero nel boulevard, ma se tutto attorno verrà costruito la gente in fuga come raggiungerà quell’area? La verità è che stanno portando un ipermercato in centro».

L’architetto rispolvera le vicende a cavallo tra anni ‘70 e ’80 per illustrare come la storia del corso Martiri sarebbe potuta cambiare in meglio per la città. «Nel 1979 – racconta l’architetto – il consiglio comunale, visto che l’Istica (la società immobiliare proprietaria delle aree ndr) si trovava in difetto non avendo realizzato le opere entro i termini stabiliti, dichiarò il corso dei Martiri zona bianca, cioè non zonizzata e non edificabile, e mise nel bilancio circa 40 miliardi di lire per l’acquisizione delle aree». Un tentativo reso possibile anche dal fatto che la legge regionale speciale sul San Berillo era decaduta. «Un’occasione unica, che però le amministrazioni successive non ebbero il coraggio di cogliere». Cinque anni dopo, nel 1984, un codicillo «approvato la notte di Natale» prorogava la legge San Berillo facendo sfumare definitivamente la possibilità per il Comune di tornare in possesso delle zone contese.

«Oggi – continua Leone – ci ingannano con il miraggio dell’occupazione su cui inciampano anche i sindacati, ma la verità è che i cantieri daranno lavoro a poca manovalanza comune, quella che sta soffrendo di più la disoccupazione». Ecco perché Leone definisce «patetica» la richiesta del presidente dell’Istituto nazionale di Architettura, da cui avrebbe voluto maggiore coraggio. «Invece non c’è neanche una parola che spinga a una riflessione più profonda – accusa – i professionisti di questa città rimangono in silenzio e così si fanno complici della speculazione. Sta succedendo per corso dei Martiri, così come è successo per la costruzione dei parcheggi scambiatori, del centro commerciale alla vecchia dogana, fino ad arrivare al nuovo megastabilimento balneare che sta nascendo sul lungomare».

L’architetto indica già quello che secondo lui potrebbe diventare il prossimo tentativo di speculazione: l’ex mercato del pesce e il vecchio cementificio vicino il faro, «due pepite d’oro che verranno svendute ai soliti privati». «È sempre la stessa storia – conclude – in una città che ha messo la testa sotto la sabbia».

Salvo Catalano

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