Samorì e la rivoluzione dei moderati

Scende in Sicilia carico di entusiasmo e di voglia di cambiamento. Con lo slogan elettorale: “Aiuta il rinnovamento. Fidati! Dacci una mano”, Gianpiero Samorì, leader di “Moderati in Rivoluzione (MIR)”, il prossimo 13 febbraio incontrerà la stampa all’Assemblea regionale siciliana per presentare il suo corposo programma per le elezioni politiche, previste per i giorni 24 e 25 febbraio.

Ha le idee chiare, il movimento, nato per sfidare la vecchia politica con un preciso progetto, carico unicamente dell’orgoglio e delle capacità di cui sono portatori i candidati, scelti tra coloro che si battoon per cambiare la politica, poiché “il MIR non è la ciambella di salvataggio dei riciclati”, come dichiarato recentemente dal coordinatore della Sicilia orientale, Natale Consoli.

Ne abbiamo parlato con il parlamentare regionale, Paolo Ruggirello, coordinatore in Sicilia Occidentale del MIR e candidato alla Camera dei Deputati nella lista per la Sicilia Occidentale.  Che spiega: “Ho colto il progetto politico dell’avvocato Samorì perché credo fermamente nelle idee che porta avanti, che hanno oltretutto un valore aggiunto rispetto agli altri partiti, perché sono idee che cammineranno sulle gambe dell’imprenditoria di successo e dell’impegno civile di professionisti, giovani e donne”.

Il deputato regionale trapanese racconta con entusiasmo del proposito di raccogliere in Sicilia i tanti moderati delusi che si sono avvicinati al movimento, sposando il programma innovativo di Samorì. “Presto – aggiunge Ruggirello – costituiremo un gruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana”.

Diversi i punti innovativi del programma elettorale per contrastare la crisi strutturale e i modelli di sviluppo oramai superati. Il parlamentare regionale trapanese si sofferma, per esempio, sull’idea di una banca pubblica che agevoli l’accesso al credito di famiglie e imprese.

“La Banca centrale europea – dice ancora Ruggirello –  ha concesso 103 miliardi di euro di prestiti al sistema bancario italiano al tasso di favore dell’1 per cento senza prevedere l’obbligo, almeno nella misura del 50 per cento, di destinarli al finanziamento di imprese e famiglie e senza porre alcun limite alle retribuzioni dei manager bancari. Quale la conseguenza? Il blocco totale del credito e del perdurare dei compensi milionari per la casta dei banchieri”.

Per il MIR, è centrale proprio la politica di contrasto alle “caste”, che siano organi istituzionali come il Quirinale, il presidente dell’Inps o il Governatore della Banca d’Italia. Tutti con compensi almeno doppi rispetto alla media degli altri Paesi europei. In tempi di spending review e di sacrifici chiesti ai cittadini non è più consentito.

“Abbiamo deciso di far sottoscrivere a tutti i candidati – afferma Ruggirello – un complesso articolato normativo che prevede la riforma dell’ordinamento giudiziario, del funzionamento della giustizia, dell’assetto istituzionale, della sanità, della burocrazia, fino alle liberalizzazioni da realizzare entro i primi 90 giorni dall’inizio della legislatura previo esame da parte della minoranza”.

Particolarmente interessante appare, poi, la proposta sulle politiche fiscali volta a favorire la ripresa produttiva e i ceti medio-bassi, con l’obiettivo di far ripartire l’occupazione e la leva dei consumi interni.

Per il MIR, la pressione fiscale sulle imprese non dovrà superare il 30 per cento del reddito prodotto. Mentre per le famiglie, il Movimento di Samorì ha pensato ad un sistema di aliquote a scaglioni di reddito che non preveda alcuna imposizione per i redditi fino a 15 mila euro. Per i redditi fino ai 50 mila euro l’aliquota non dovrebbe superare il 15 per cento. Invece per i redditi nella fascia da 50 mila euro a 100 mila l’aliquota dovrebbe mantenersi entro il 20 per cento. E infine, per i redditi superiori a 100 mila euro e fino a un milione l’aliquota applicata non dovrebbe superare la soglia del 30 per cento.

Ruggirello è fiducioso nella possibilità di ripresa del sistema delle piccole e medie imprese siciliane e dell’artigianato, settori trainanti e strategici per l’economia isolana. Ma per far questo è necessario abbandonare definitivamente l’economia finanziaria per ritornare all’economia reale, quella fatta di produzione, occupazione, reddito e consumi. Questa è la ricetta che il MIR ha messo a disposizione degli italiani e del popolo siciliano.

 

Giuseppe Messina

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