Sammartino e i voti, macchina elettorale in stile militare Dai sostenitori schedati all’accompagnamento alle urne

Tutti dovevano essere sempre in movimento. Guai ad abbassare la guardia perché «la faccia» era la sua. Quella di Luca Sammartino e della sua macchina elettorale organizzata praticamente in maniera militare. Un po’ come ai tempi dell’ex governatore Raffaele Lombardo, capace di trasformare la quasi sconosciuta via Pola, tra via Monfalcone e corso Italia, nella roccaforte del suo potere.

Anni dopo, quel nucleo di consensi forse ha cambiato strada. Da via Pola a via Gabriele d’Annunzio, dal quartier generale di Lombardo a quello di Luca Sammartino, ma sempre a Catania. Il 34enne odontotecnico ex Udc nel 2017 è stato capace di bissare la prima elezione all’assemblea regionale siciliana con 32mila voti. Consenso traghettato nel bacino del centrosinistra con un incedere da rullo compressore ma che, almeno secondo la procura di Catania e gli investigatori della Digos, si sarebbe concretizzato in svariati episodi di corruzione elettorale. Voti in cambio di favori, specie assunzioni in alcune società private che riguardano anche le politiche 2018 e di cui avrebbe beneficiato pure la senatrice Valeria Sudano, non indagata per questo reato. Gli inquirenti hanno passato al setaccio l’Iphone 6 di Sammartino, analizzando duemila file audio390mila messaggi tra sms e WhatsappA inizio dicembre è arrivata la notifica di un avviso di conclusioni indagini per 13 persone.

Nelle conversazioni trascritte nelle carte, e in cui Sammartino veniva appellato tra cuoricini e tvb come «Sammer» o «Luchino», viene spesso fatto riferimento alla parola «elenco». Una sorta di schedatura che avrebbe fatto da borsino del consenso e con cui sarebbe stata pesata l’influenza politica dei sostenitori. A richiederlo in più occasioni sarebbe stato lo stesso Sammartino. «Per il 30 voglio l’elenco dei tuoi amici che vanno a votare», chiedeva in occasione del tesseramento per il Partito democratico. Era il 24 aprile 2017 e Sammartino chiedeva di «spingere al massimo» all’assessore di Mascalucia Nino Rizzotto (anche lui indagato), per spianare la strada in provincia di Catania a Matteo Renzi. «Fai il tuo elenco – continuava – Nessuno si può intestare il risultato di altri». Rizzotto qualche giorno dopo forniva i suoi numeri: «I miei sono 99 come da elenco che ti darò. Anzi – si correggeva – sono 101». 

Qualche mese dopo per le Regionali, tra richieste di sistemazioni e lamentele varie, sarebbe stato predisposto una sorta di servizio di accompagnamento ai seggi. Almeno questo è quello che Sammartino chiedeva a Rizzotto: «Chiama tutti e accompagna. Portate la gente a votare». Un impegno senza sosta: il 4 dicembre è la volta del referendum costituzionale firmato Renzi-Boschi. La richieste sono le solite e non ammettono tentennamenti: «Nino voglio vedere le persone – scriveva mister 32mila voti – chi non si impegna ne prendo atto, dillo a tutti. Mi sono rotto le palle che a Mascalucia nessuno fa un cazzo». 

Alcuni, è il caso dell’indagato Damiano Capuano, per dare riscontro del proprio impegno ha anche girato, rigorosamente via WhatsApp, la foto, probabilmente scattata in un seggio, di una scheda elettorale con il voto in favore di Sammartino. Episodio che avviene proprio il 5 novembre 2017, giorno delle elezioni Regionali. Nelle stesse ore Salvatore Capuano effettua una sorta di aggiornamento in diretta: «Mamma, sorella e nipoti. Corso Indipendenza». E ancora: «Servizio accompagnamento finito. Giro conferme effettuato. Fatto il mio dovere!». Le persone con le migliori prospettive per il futuro sarebbero state protagoniste anche di segnalazioni. Emblematica quella dell’ex vicesindaco di Misterbianco Carmelo Santapaola nei confronti di un candidato al Consiglio comunale: «Ottimo ragazzo, buon potenziale. Da solo 130 voti». Due mesi dopo per il prodigio arriva l’assunzione ma l’episodio non viene contestato dalla procura. 

Dario De Luca

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