Salvarne due per salvarne cento

“Dieci motivi per dire NO alla pena di morte.  E’ con questo slogan che giorno 10 Ottobre, in occasione dell’ 8° giornata mondiale dedicata alla lotta contro la pena di morte, i giovani attivisti di Amnesty International sono scesi in tutte le piazze italiane per un banchetto di raccolta firme  volto alla sensibilizzazione dei cittadini sul diritto alla vita. In questa occasione, oltre alla lotta contro la pena capitale, presente ancora in 35 stati della federazione U.S.A. ed in altri stati del mondo come Cina e Arabia Saudita, l’obiettivo si concentra su due vite in particolare.

Sono quelle di Troy Davis e Reginald Clemons, due afroamericani da anni reclusi nelle carceri e condannati a morte dai giudici federali per omicidio. Entrambe i casi, secondo Amnesty International, presentano molte zone d’ombra e rivelano i grossi difetti nel sistema penale statunitense.  Nonostante gli appelli per presentare le prove della loro innocenza, i due rischiano ugualmente di subire tra non molto l’iniezione letale. Allo scopo di evitare errori che possano portare alla morte persone innocenti o, peggio ancora, soggetti con disabilità mentale, come nel famoso caso di Teresa Lewis, giustiziata il 23 Settembre di quest’anno, l’associazione reclama ad alta voce l’abolizione della pena di morte nel mondo.

«Molti sono i dubbi sulla condanna e altrettanti sulle prove di colpevolezza – dichiara Andrea Cuscona, responsabile del gruppo “Italia 72” di Amnesty International di Catania – Molti paesi del mondo hanno abolita di fatto la pena di morte. A utilizzarla ancora sono rimasti circa sessanta stati. Gli Stati Uniti purtroppo hanno ancora una forte visione della pena di morte, nonostante l’associazione sia riuscita a portare all’abolizione per legge in alcuni stati. Oggi siamo qui per chiedere la commutazione della pena per Clemons e Devis e per difendere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani. La pena di morte rappresenta una condizione disumana e oltretutto, scientificamente, non ne è stata mai comprovata nessuna efficacia. Negli stati che continuano ad ammettere questa pratica non è mai stato registrato nessun calo di criminalità. Per non parlare della sofferenza dei familiari che si trovano a vivere un calvario senza fine».

L’organizzazione promuove eventi in tutta la provincia ed è presente nelle scuole per operare la campagna di sensibilizzazione al diritto di vivere. «Catania, nonostante un clima di oscurantismo culturale – afferma Cuscona – forse in concomitanza ad un certo disagio sociale ed alla crisi delle istituzioni, mantiene sempre una certa sensibilità. È importante essere sempre presenti nel territorio per stimolare la cittadinanza attiva nei confronti di questo argomento».

Il 17 Ottobre, giornata mondiale contro la povertà, Amnesty sarà presente per promuovere la campagna “Io pretendo dignità”. «La lotta contro la povertà è la chiave della lotta per i diritti umani. Lì dove c’è povertà non c’è rispetto per i diritti».

Fabio Panebianco

Recent Posts

Cosa fare quando uno smartphone rallenta

Quando uno smartphone rallenta, non si tratta solo di un fastidio tecnologico: è una vera…

1 ora ago

Gli arresti nella casa di riposo a Caltanissetta. Anziani lasciati «in mezzo alla merda» e le sofferenze per le lacerazioni di un clistere

Un «desolante stato di abbandono e incuria» in cui gli anziani venivano «lasciati in mezzo…

5 ore ago

Omicidio Celesia, condannato a dodici anni l’imputato minorenne

Condannato a dodici anni di reclusione. Il giudice dell'udienza preliminare (gup) del Tribunale per i…

15 ore ago

A Palermo quasi 200 multe da 50 euro per chi guidava il monopattino elettrico senza casco

A Palermo sono state fatte 195 le multe a chi guidava un monopattino elettrico senza…

16 ore ago

Matteo Messina Denaro e le sue 15 identità. Intanto sono state ridotte le condanne per la sua amante e per il marito

Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio e Vito Accardo, ma anche Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono…

18 ore ago

Catania, la «regola dei tre giorni» per la restituzione delle auto rubate. Prezzi da 500 a 1500 euro

«La regola dei tre giorni». Era quella applicata dai malviventi, e già nota a chi…

18 ore ago