«Si tratta di un’arte da molti dimenticata, quella dei mastri d’ascia, che sopravvivono all’interno di un cantiere che ha oltre duecento anni. Non può scomparire e c’è sempre un buon motivo per parlarne». Alice Valenti dipinge ma, da tempo, coltiva insieme ad altri ragazzi, l’amore verso un luogo «depositario di radici storiche», ovvero il cantiere navale della famiglia Rodolico ad Aci Trezza di cui è collaboratrice e sostenitrice. La storia del capannone, che si affaccia sui faraglioni e pone le sue basi sul porticciolo, è nota ai pescatori del posto e ha superato i confini della Sicilia, divulgata persino da Giovanni Verga. Qui si realizzavano le imbarcazioni per i pescatori fino a qualche anno fa. Dopo qualche problema burocratico con la scorsa amministrazione, i Rodolico hanno resistito riproducendo modellini di barche e facendo conoscere la loro arte e la loro storia a studenti, artisti e appassionati.
Valenti è una di questi e ai microfoni di Radio Fantastica ha raccontato l’amore verso quel luogo che adesso rischia di scomparire. «Abbiamo aperto un crowfounding sulla piattaforma Go foundme – spiega nel corso del programma FantaMagazine – Noi volontari vogliamo che il posto si intrecci sempre di più con la gente, col territorio e faccia vedere quest’arte rimasta inalterata. Da quando cerchiamo di fare conoscere il cantiere, tante persone hanno capito che questo mestiere è affascinante e che ha a che fare con manualità e ingegno». Adesso è giunto il momento di «dare una virata. Conosco i Rodolico da cinque anni – specifica Valenti – e man mano abbiamo fatto in modo che il cantiere si trasformasse da posto di lavoro a luogo di cultura, contaminandosi con l’esterno. Il cantiere ha suggerito e suggestionato artisti, che si sono ispirati a opere e documenti. Io stessa, da pittrice, mi sono appassionata alla decorazione delle barche. Adesso dobbiamo salvarlo».
Il cantiere, immerso nella scogliera etnea, attualmente portato avanti dai superstiti: l’85enne Salvatore Rodolico, premiato persino dal presidente della repubblica Sergio Mattarella come patrimonio umano vivente. Insieme a lui il figlio Giovanni. «Penso che, nella società globalizzata in cui viviamo avere cura delle peculiarità del territorio – conclude Valenti – sia il segreto per riconoscere da dove veniamo e permette di aprirci al mondo intero. Essere globali ma locali è una tendenza naturale».
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