Da Aci Castello alla spiaggia di San Marco di Calatabiano, passando per Fondachello e Marina di Cottone. È una prima parte d’estate contrassegnata da mare sporco e segnalazioni di numerosi cittadini, costretti a restare sulle spiagge per ore in attesa che passi la puntuale striscia di spazzatura o, in molti casi, vera e propria fogna. Alle testimonianze si aggiungono ora i dati di Legambiente che, grazie al progetto Goletta verde, offre un quadro desolante della qualità delle acque siciliane. L’isola è bandiera nera per la mancata redazione dei piani di utilizzo del demanio marittimo e per la mancata tutela del patrimonio costiero. Il 60 per cento dei 26 punti scelti da Legambiente per effettuare le analisi sono risultati inquinati o fortemente inquinati e fuori dai parametri richiesti dall’Ue. Di questi, due sono in provincia di Catania: la spiaggia di San Marco a Calatabiano e il lungomare Galatea ad Acitrezza. Qui i prelievi eseguiti nei giorni 5, 6, 8 e 9 luglio hanno dato parametri di enterococchi intestinali, Escherichia coli, (cioè i batteri che segnalano la presenza di feci) superiori di più del doppio rispetto ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010). Le due località rientrano quindi tra quelle fortemente inquinate. Meglio fa la Playa (terzo sito in provincia di Catania analizzato da Legambiente) dove i campioni prelevati dagli ambientalisti sono risultati entro i limiti.
A questo scenario si aggiunge la procedura di infrazione, aggiornata dall’Europa lo scorso marzo, che pende sull’Italia e che vede ben 175 agglomerati urbani siciliani con anomalie nel trattamento dei reflui. «E oltre il danno cè anche la beffa – denuncia Goletta verde – perché non solo persistono evidenti problemi nel sistema depurativo siciliano, ma i soldi da tempo disponibili e messi a disposizione dal fondo di Sviluppo e coesione per adeguare rete fognaria e gli impianti di depurazione (un miliardo di euro e 160 milioni) rischiano di andare perduti a causa della mancata progettazione da parte degli enti preposti». Di questo finanziamento, finora le risorse utilizzate ammontano ad appena 65 milioni, che stanno per essere assegnate con decreti della Regione, mentre il termine per lutilizzo, già prorogato al 30 giugno 2014, sta per scadere nuovamente. Eppure di interventi da fare ce ne sarebbero, anche nel Catanese. È caso delle Aci, un territorio che include 11 comuni e 160mila abitanti, ma privo di depuratore e che rischia una maxi multa da 300mila euro al giorno.
«Ladeguamento del sistema depurativo è una di quelle opere che necessiterebbero immediatamente una task force in grado di far fronte all’incapacità progettuale degli enti locali dichiara Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde . La Sicilia rischia di far tornare a Bruxelles quasi per intero il miliardo e 161 milioni di euro messi a disposizione dal fondo di Sviluppo e coesione per realizzare fogne e depuratori nella nostra isola maggiore».
Il monitoraggio effettuato a inizio luglio da Legambiente – che ha analizzato il carico batterico che arriva in mare – ha interessato punti considerati critici, a seguito di segnalazioni di cittadini (attraverso il servizio Sos goletta) e dei circoli locali. Lattenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti sospetti. Come la foce del fiume Alcantara nella spiaggia di San Marco a Calatabiano e lo sbocco dello scarico fognario sul lungomare Galatea ad Acitrezza. Quello di Calatabiano è anche uno dei centri inseriti dalla Commissione europea nell’elenco degli agglomerati soggetti a infrazione delle direttive europee sul trattamento delle acque reflue urbane. Questi agglomerati risultano non conformi all’articolo 4 in quanto «non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario». Nella stessa condizione altri comuni dell’ex provincia di Catania: Grammichele, Linguaglossa, Maletto, Motta Sant’Anastasia, Piedimonte Etneo, Randazzo, Ramacca, San Michele di Ganzaria e Vizzini. Mentre Licodia Eubea, Militello val di Catania e Milo non hanno trasmesso i risultati del trattamento.
Legambiente, così come già fatto lo scorso anno, chiede, dunque, alla Regione e alle amministrazioni locali «di adoperarsi subito alla programmazione economica degli investimenti, sfruttando loccasione offerta dai finanziamenti Cipe tutelando così uno dei più importanti patrimoni di questa terra: il mare e il sistema fluviale».
[Foto di Tiziana Scornavacca]
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