«In contrada Schettino sono presenti casi di avvelenamento delle acque e danni ambientali gravissimi». A lanciare l’allarme è la deputata regionale del Movimento cinque stelle Angela Foti che, nelle scorse settimane, insieme al candidato sindaco di Paternò Salvo La Delfa, su segnalazione dei consiglieri del gruppo La Scelta di Santa Maria di Licodia, ha effettuato un sopralluogo in contrada Spurpi. Dove scorre a cielo aperto un torrente composto da acque di fogne e di sorgente. «Fiumi di liquami vengono sversati sui terreni da decenni, proprio a due passi da abitazioni e attività commerciali – ha proseguito la deputata – a causa del cattivo funzionamento del depuratore sequestrato già dal 2016». «Per questo motivo – ha aggiunto – chiediamo l’istituzione di una task force per risolvere il problema».
Dopo il controllo, gli esponenti politici hanno inviato una nota all’Arpa, al dipartimento regionale Acque e rifiuti, al sindaco di Santa Maria di Licodia Salvatore Mastroianni, all’attuale sindaco di Paternò Mauro Mangano, all’Acoset Spa che gestisce il depuratore licodiese e all’Anas, dove si chiede di intervenire quanto prima per risolvere la situazione. L’Acoset, avrebbe già risposto «confermando le problematiche – spiega Foti – e dichiarando che, seppure per ben tre volte l’opera di manutenzione fosse stata inserita in progetti di finanziamento, la Regione non ha ancora fatto nulla di concreto». Anche l’Arpa ha risposto precisando che dei sopralluoghi preliminari e congiunti con gli altri enti interessati saranno effettuati il prossimo 4 e 8 maggio. L’impianto di depurazione è stato posto sotto sequestro già nell’agosto dell’anno scorso dalla magistratura per i rischi igienico-sanitari e danni ambientali e alle colture.
Da decenni, infatti, i residenti delle zone circostanti il vallone Spurpi denunciano le condizioni in cui versa l’area, i miasmi provenienti dalle acque fognarie, la presenza di schiuma, il pullulare di insetti e l’inevitabile inquinamento delle acque superficiali e delle falde acquifere. La presenza dei liquami non solo ha reso impossibile la coltivazione dei campi, ma ha anche provocato insostenibili danni alla piccola economia di contrada Schettino. «Proprio su uno dei terreni confinanti con il vallone – ha detto ancora Angela Foti – è presente un’attività di ristorazione, i cui proprietari, i signori Giovanni e Rosa Di Perna, da decenni combattono per non chiudere battenti». Amarezza e rabbia trapelano infatti dalla voce dell’esercente: «Da 30 anni lottiamo per difendere la nostra attività – ha spiegato a MeridioNews – Non abbiamo mai chiesto nulla di particolare, lottiamo solo per il nostro diritto a poter lavorare».
La situazione, come raccontano i cittadini, peggiorerebbe molto durante la stagione estiva. «Con il caldo è davvero difficile lavorare, soprattutto realizzare banchetti all’aperto – ha specificato Di Perna – Per combattere i miasmi, grazie alla disponibilità di alcuni pozzi, versiamo 50 liti di acqua al secondo nel torrente che scorre accanto alla nostra attività in modo da limitare la puzza dell’inquinamento». «La presenza di questo fiumicciatolo – conclude l’uomo – ci ha impedito di crescere professionalmente e abbiamo riscontrato anche perdite a livello economico». L’invasione delle acque fognarie nella zona dell’attività commerciale è dovuta fondamentalmente alla inadeguatezza e sottodimensionamento delle condotte presenti nel sottopasso al passaggio tra la strada statale 121 e quella provinciale, che creano un vero e proprio imbuto. Un inconveniente che non è mai stato risolto, malgrado gli appelli e l’acquisto di 600 metri di tubature, nel luglio del 2012, da parte delle società Acoset e Ama di Paternò, mai messe in opera e che ancora giacciono inutilizzate in parte proprio vicino al ristorante.
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