Due settimane fa la deputata regionale del M5s Angela Foti ha effettuato un sopralluogo in contrada Spurpi, a Santa Maria di Licodia, per verificare le condizioni di funzionamento del depuratore e più in generale le situazione ambientale della zona. Ieri la parlamentare acese, in proposito, ha parlato di «avvelenamento delle acque e danni ambientali gravissimi» in quella porzione di territorio, che si trova al confine tra il comune licodiese e Paternò. Non si è fatta attendere la replica del primo cittadino Salvatore Mastroianni: «Il depuratore è stato fatto nel 1978 – spiega il sindaco di S. M. di Licodia – per servire una popolazione di 4500 abitanti, risultando quindi carente per l’attuale popolazione. Noi – prosegue – ci stiamo adoperando per avere un finanziamento di tre milioni e 200 mila euro derivanti dal Patto per la Sicilia, firmato il 10 settembre scorso nella Valle dei Templi da Crocetta e Renzi».
«La nostra amministrazione – insiste Mastroianni – ha fatto sì che ci fosse questo finanziamento e siamo già nella fase in cui si può produrre il bando per la progettazione esecutiva. Con il bilancio regionale che si sta esitando in questi giorni, si dovrebbero avere finanziate queste risorse, così come da delibera Cipe. Non comprendo – attacca il sindaco – come mai l’onorevole Foti non sia informata di tali fatti». La deputata aveva asserito che fiumi «di liquami vengono sversati sui terreni da decenni, proprio a due passi da abitazioni e attività commerciali a causa del cattivo funzionamento del depuratore sequestrato già dal 2016».
Da parte sua Giuseppe Rapisarda, il presidente dell’Ama, azienda municipalizzata acquedotto di Paternò, ha garantito la disponibilità «a collaborare, nel limite del possibile, con gli altri enti per risolvere la problematica, la quale comunque ci tocca marginalmente». L’Arpa ha disposto, a seguito delle segnalazioni della deputata pentastellata, la realizzazione di sopralluoghi preliminari e congiunti con gli altri enti interessati, ovvero i Comuni di Paternò, Santa Maria di Licodia, Anas e Acoset. Si terranno i prossimi 4 e 8 maggio. L’impianto di depurazione è stato posto sotto sequestro nell’agosto dell’anno scorso dalla magistratura, per i rischi igienico-sanitari e i gravissimi danni ambientali e alle colture. Da decenni, infatti, i residenti delle zone circostanti il vallone Spurpi denunciano le intollerabili condizioni in cui versa l’area, i miasmi provenienti dalle acque fognarie, la presenza di schiuma, il pullulare di insetti e l’inevitabile inquinamento delle acque superficiali e delle falde acquifere.
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