S. Giovanni Li Cuti, si indaga sui veleni

Analisi in corso per la sabbia nera di S. Giovanni li Cuti. Dopo la chiusura della spiaggetta per l’abusivismo delle strutture e la successiva notizia che la terra utilizzata per ricoprirla era in realtà destinata a una discarica, sarà l’ARPA di Catania (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) a fornire tutti i dati necessari per continuare le indagini. Per saperne di più abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore del dipartimento provinciale di Catania, dottor Antonino Brancato. Con lui – pur rispettando la riservatezza imposta dalla magistratura – proviamo a capire cosa sta succedendo.
 
Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto Enzo Serpotta ha ordinato l’analisi della terra nera utilizzata per incrementare la sabbia vulcanica già esistente. Quanti campioni di materiale sono stati esaminati?
«Esistono delle precise relazioni matematiche che stabiliscono il numero dei campioni da prelevare in base alle dimensioni del sito da investigare. Nel caso della spiaggia di S. Giovanni li Cuti sono stati prelevati diversi campioni di sabbia, in modo da avere un quadro certo dell’intera area incriminata. Il nostro compito è quello di stabilire se un terreno è inquinato o meno, e se lo è elencare con precisione tutte le sostanze inquinanti presenti: nel caso di una spiaggia è quindi necessario procedere ad un campionamento a tappeto per esser sicuri che l’intera area venga accuratamente analizzata e stabilire la quantità di sostanze nocive presenti».
 
Quali tecniche vengono utilizzate per questo tipo di analisi?
«Abbiamo sottoposto i campioni a tutti i tipi di analisi normalmente utilizzate nel caso di terreni inquinati, come le analisi in spettrometria di massa per microinquinanti organici (IPA e PCB). Ma le analisi sono ancora in corso e possono essere ampliate o modificate in corso d’opera».
 
Quando saranno resi noti i risultati definitivi delle analisi?
«Dovremmo avere i risultati entro la fine del mese, ovviamente salvo complicazioni. L’ARPA è un’agenzia con sede a Palermo e nove strutture periferiche (Dipartimenti provinciali, ndr) nelle altre province della Sicilia, è una rete all’interno della quale capita spesso di avvalersi della collaborazione degli altri dipartimenti provinciali, come in questo caso. A fine giugno dovrebbero arrivare i risultati dei test effettuati anche in altre città e, mettendo tutto insieme, comunicheremo a chi di dovere cosa è emerso dalle nostre analisi».
 
Ci può dire cosa è emerso fino ad ora?
«Questo non posso farlo perché vige il segreto istruttorio. Ci tengo a precisare però una cosa: non sempre inquinamento è uguale a rifiuto, cioè non sempre ciò che viene classificato come “elemento inquinante” corrisponde ad un “rifiuto” e viceversa. Noi diciamo di cosa si tratta, poi sarà l’iter amministrativo a dover stabilire se è classificabile come rifiuto o no, perché del materiale estraneo non deve necessariamente essere classificato come rifiuto. Faccio un esempio: se trovo un oggetto prezioso abbandonato nella pubblica via secondo la normativa dovrebbe rappresentare un “rifiuto”, paragonabile ad una cartaccia buttata per strada, ma chiunque direbbe che non è così».
 
Che rischi ci sono per le persone che sono state in quella spiaggia prima che venisse chiusa?
«Finché non si avranno i risultati ufficiali non è dato saperlo, e comunque non saremo noi a poterlo dire».
 
Secondo lei sarà sufficiente rimuovere la sabbia dalla spiaggia o c’è la possibilità che residui di sostanze inquinanti possano essersi infiltrati nel terreno sottostante?
«Una volta consegnati i risultati delle analisi alla magistratura spetterà agli organi competenti decidere cosa fare per risolvere il problema».
 
Dalle risposte del dott. Brancato, nonostante la riservatezza, sembra emergere con chiarezza un dato: i risultati non saranno pronti, salvo complicazioni, prima della fine del mese. A conti fatti, la spiaggia di S. Giovanni li Cuti non verrà ripulita prima dell’inizio di luglio. E ancora non è detto che la semplice rimozione della sabbia nera inquinata «operazione – a detta dell’assessore al mare Santamaria –  che non richiederà più di una settimana», possa bastare a renderla nuovamente accessibile. La situazione è dunque molto incerta. Forse sarà meglio rassegnarsi a dimenticare il famoso ritornello “per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare…”. Per quest’anno, probabilmente, sarà meglio cambiare.
 
 
Il sito dell’ARPA: www.arpa.sicilia.it

 

Chiara Nicotra

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