Un’opera considerata strategica per i residenti e per la viabilità dell’hinterland ideata nel 1997, avviata nel 1999, ma rimasta incompiuta da oltre dieci anni. Nel frattempo sulla vicenda si è innestata una battaglia legale tra l’azienda che si è aggiudicata l’appalto e il Comune di Catania, con tanto di richieste di pignoramento dello stadio Massimino, il palazzo dell’ex pretura e quote delle partecipate e una sentenza di primo grado che condanna l’ente pubblico. È la storia dell’asse viario di San Giovanni Galermo, opera urbanistica che sulla carta avrebbe dovuto collegare i Comuni che si trovano a nord del capoluogo evitando il passaggio all’interno del quartiere periferico.
Già l’anno scorso, durante una seduta itinerante convocata dalla commissione Lavori pubblici, si erano accesi i riflettori sul progetto. «L’asse viario fu finanziato nel 1997, con 16 miliardi di lire», raccontava in quell’occasione il consigliere di maggioranza Giuseppe Catalano. Si aggiudica l’appalto la ditta molisana Europea 92 srl. Ma, a causa dei ritardi nei pagamenti, «quello che rimane è una rotonda incompleta». «La copertura finanziaria c’era – spiegava Catalano – ma in passato l’amministrazione ha stornato le somme per altre necessità e non pagando puntualmente la ditta appaltatrice, i lavori venivano rallentati e continuamente interrotti».
Con una sentenza del tribunale etneo, nel maggio 2012 il Comune di Catania è stato condannato al pagamento di due milioni 733mila euro, più le spese legali. «L’importo complessivo del credito ad oggi in essere nei riguardi del Comune di Catania, comprensivo di interessi e spese legali relative anche ai pignoramenti che negli anni sono stati fatti ammonta a euro 3 milioni 381mila 186,26 euro», spiegano a MeridioNews i legali dell’azienda. Una sentenza, precisano, esecutiva dal giugno 2012, il cui appello si terrà nel marzo 2018.
La vicenda torna alla ribalta – come riporta un articolo pubblicato dal Quotidiano di Sicilia – dopo un incontro tra i legali dell’azienda e l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando avvenuto l’8 aprile. Per rientrare dal credito, dal maggio 2012 la Europea 92 ha avanzato richiesta di pignoramento per azioni e quote di Asec, Amt, Società interporti, Sidra, Multiservizi, Sostare. E, inoltre, dello stadio comunale, del palazzo dell’ex pretura di via Crispi e quattro milioni di euro depositati in un conto corrente tenuto sui canali di Poste italiane. «Tutte le azioni esecutive che Europea 92 spa si è vista costretta a intraprendere per il recupero coattivo delle somme recate dalla sentenza sono allo stato paralizzate dal Comune di Catania, che rifiuta il pagamento», attaccano gli avvocati.
«È una vicenda di una vecchia sentenza – afferma l’assessore al Bilancio – in primo grado, provvisoriamente esecutiva». Girlando tiene a «smentire la pignorabilità dello stadio. È un bene indisponibile; anche sugli altri ci sono eccepibilità. Si tratta di un’azione priva di significato». Questo perché, spiega, le azioni di pignoramento sono codificate e possono «essere compiute solo tramite il tesoriere». Figura che può stabilire quali sono i beni nelle effettive disponibilità del Comune e sui quali, di conseguenza, si possono avanzare richieste. Nel caso specifico, la filiale di via Sant’Euplio della Unicredit, banca alla quale gli avvocati chiedono di bloccare i beni. «Ma non è un credito accertato – ribatte Girlando – Non possiamo correre il rischio di pagare e poi vederci ribaltare il risultato nel prossimo grado di giudizio, senza sapere se sarà possibile recuperare di nuovo queste somme».
Durante l’incontro tra le parti, «il Comune – affermano i legali – ha esclusivamente proposto di corrispondere alla nostra cliente una somma molto inferiore, chiedendo anche una dilazione». E, sottolineano, «il Comune di Catania non ha inserito il debito esistente nei riguardi della Europea 92 spa nel bilancio del 2013 inviato alla Corte dei Conti, propedeutico all’approvazione da parte del governo centrale del piano di riequilibrio finanziario». Da qui la comunicazione inviata anche alla procura della Corte dei Conti di Palermo e la richiesta di intervento del ministero dell’Interno. «Quel piano non l’ho approvato io», sottolinea Girlando. E continua: «Abbiamo pagato l’anno scorso tutta la situazione debitoria passata. Questa vicenda troverà copertura negli importi effettivamente dovuti quando verrà conclusa definitivamente. Al momento, è una vicenda priva di effetti».
Resta intanto aperta la ferita materiale, ossia i disagi per residenti e cittadini di passaggio alle prese con un’incompiuta che avrebbe potuto portare a miglioramenti nella vita quotidiana della zona. Come spiegava il consigliere Catalano un anno fa, «tutta la zona, dal 2000 al 2010, è stata un grande cantiere aperto, con gravi disagi». Il completamento della viabilità nel quartiere era tra i progetti prioritari da finanziare con il decreto Sblocca Italia, ma finora non ci sono novità sul fronte della ripresa del progetto. Per completare l’opera, come emerge da un verbale della commissione Lavori pubblici dello scorso 14 aprile, servono circa tre milioni 700mila euro.
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