Un altarino ornamentale con fiori bianchi disposti a forma di cuore, una foto e una scritta che invitava ad abolire i ceri accesi durante la festa di Sant’Agata. Lo avevano allestito in via Etnea i familiari di Andrea Capuano, il giovane che aveva perso la vita il 10 febbraio 2010 dopo un incidente all’altezza di una fermata degli autobus davanti l’Orto botanico. Quando erano passati alcuni giorni dai festeggiamenti agatini e le strade erano ancora scivolose a causa della cera.
Come sei anni fa, anche quest’anno i devoti hanno deciso di non rispettare l’ordinanza che vietava l’accensione dei torcioni: «La fede prevale sui divieti», si giustifica uno di loro. La denuncia sull’altarino depredato arriva tramite il fratello Damiano, che su Facebook allega anche alcune fotografie: «Non hanno risparmiato niente perché sono degli animali delle belve, dei bastardi». Uno dei passaggi incriminati dal familiare, nel suo sfogo, è proprio la scritta: «Spiegava di abolire i ceri in quanto Andrea Capuano è una vittima della cera, dunque un martire di una festa molto pagana».
Nel 2010, la procura di Catania aveva deciso di aprire un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di omicidio colposo. Capuano stava percorrendo la strada a bordo del suo scooter quando improvvisamente il mezzo scivolò verso sinistra andando a impattare contro un veicolo, condotto da un diversamente abile, che scendeva lungo la corsia riservata. Dopo l’impatto lo studente ventunenne era stato trasportato e ricoverato d’urgenza al reparto rianimazione dell’ospedale Garibaldi. I medici provarono a salvarlo eseguendo due operazioni chirurgiche per tentare di ridurre le lesioni alla testa, senza però riuscirci. Fino al decesso avvenuto alle 15 del 10 febbraio.
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