Rubrica/New York New York. Un Grand Old Pacco?

Sono iscritto nelle liste elettorali dello Stato di New York come “independent” e se quest’anno volessi sostenere con il mio voto il ritorno alla Casa Bianca di un presidente repubblicano, il Grand Old Party di Abraham Lincoln e Ronald Reagan, chi potrei sperare che prevalga tra i candidati alle primarie ? Nelle due precedenti elezioni presidenziali americane, ho sempre scelto un democratico: nel 2004 senza entusiasmo John Kerry pur di non votare GW Bush; nel 2008 il mio voto è andato convinto per Barack Obama e il suo messaggio di “Hope” per il “Change, Yes We Can”.

Il presidente Obama resta ancora il favorito, perché se nel “change” è stato piú “no, I can’t”, la sua amministrazione, date le circostanze, dopotutto ha evitato il disastro. Ma un “independent” deve tenere le antenne alte, il suo voto non è mai scontato. Anzi sono gli “swinger”, quel voto non “fedele” ad un partito, che fanno conquistare la Casa Bianca. Ma nel Gop se lo ricorderanno dopo le primarie? Vediamo intanto che offerta c’è in giro.

Una parte dell’orgoglio italiano ha avuto un sussulto nel vedere Rick Santorum, martedí notte, ad otto voti dalla vetta dei caucus dell’Iowa. Ma l’ex senatore italoamericano della Pennsylvania, mentre il mondo si rotola nella più grave crisi economica dai tempi del ’29, continua ad avere un messaggio “oscurantista”, da “Santa inquisizione” altro che Casa Bianca. Provaci ancora Rick, ripensando quanto quelle parole di estrema condanna dell’amore tra persone dello stesso sesso siano così in contrasto con quelle di Gesù. La paura del “diverso” di Santorum è tutto il contrario dell’amore professato da Cristo.

Il Governatore del Texas Rick Perry? Dalle gaffes, dalle idee balbettate e dai suoi modi da spaccone, non so a voi, ma a me sembra GW. Please, torni a fare il governatore laggiù dove qualcuno lo ama.

Newt Gingrich? Per un altro “contratto”? Il personaggio appartiene ormai alla storia politica degli Usa, mi è bastato ascoltarlo qualche settimana fa quando, in testa a tutti i poll, disse che da presidente vuole cacciare tutti i giudici federali che se ne escono con sentenze “strane”… Non vi ricorda qualcuno? Bocciato.

Il favoritissimo Mitt Romney? C’era qualcosa che me lo rendeva antipatico, ma non sapevo neanche cosa fosse. Da ieri circola un documentario girato da un regista, Jason Killian Meath, che aveva lavorato per la campagna elettorale di Romney nel 2008, e intitolato “When Mitt Romney Came to Town”. L’ex governatore del Massachusetts viene fatto a pezzi per il ruolo avuto da top manager di Bain Capital. Per mezz’ora si vede Romney come il “terminator” di posti di lavoro, comprare aziende per rivenderle e incassare enormi profitti per sé e gli azionisti di Bain Capital, licenziando centinaia di americani. C’è chi viene intervistato mentre ricorda come perse il lavoro, la casa, tutto a causa del “greed” di Romney. Incredibile è che questo film, che magari uno si poteva aspettare promosso da chi sostiene la campagna del Presidente Obama, invece è stato acquistato da un gruppo che sostiene la campagna di Newt Gingrich. Proprio Newt che ripete in giro che Romney è il “finto” conservatore ispiratore delle riforme sanitarie poi copiate da Obama, ora farà girare un documentario dove Romney appare un “rider” senza scrupoli e non più il “pappamolle liberal” travestito da repubblicano… Il massimo della schizofrenia politica per Newt, ma un messaggio efficace per far stare lontani da Mitt.

Allora Ron Paul? Divertente, ma qui non vorrei che la farsa diventi tragedia. Certe sue idee non sono malvagie, su tutte quella di smettere di far guerre inutili, ma c’è troppo che non quadra. E anche non volendo andare indietro al contenuto razzista di certe newsletter firmate a suo nome di qualche anno fa, basta guardare a oggi e alle scelte strategiche della sua campagna elettorale che non possono non essere anche responsabilità del candidato Paul. Cosí ecco che promuovono uno spot in cui Jon Huntsman jr. viene chiamato “Manchurian Candidate”, dove i “valori americani” dell’ex governatore dello Utah sarebbero inesistenti perché si vede l’ex ambasciatore Usa in Cina parlare cinese con la sua bimba adottata… Capito? Ron Paul dice agli americani che imparare il cinese e adottare bambini sarebbe “antiamericano”. Ma si può?

Eccoci all’ultimo rimasto, Jon Huntsman jr. L’ex governatore dello Utah che prima di lasciare la sua carica per diventare ambasciatore a Pechino aveva l’80 per cento dei consensi del suo Stato, a quanto pare sembra troppo preparato, di buone maniere e ottima esperienza dimostrata nell’applicare certe sue idee, per poter attrarre gli elettori del Gop. Ecco, Huntsman è forse l’unico che finora potrebbe attirare anche gli elettori indipendenti.

Già, mi sa che Obama, quando lo scelse ambasciatore per la lontana Cina, forse lo aveva già capito. Ma ora al Gop gli fanno pesare quella “vicinanza” con l’amministrazione Obama quando invece aver servito il proprio Paese nella capitale strategicamente più importante per gli interessi americani del futuro, dovrebbe essere un vantaggio.

Vedremo chi sceglieranno e se alla fine sarà un Grand Old Party o un Grand Old Pacco.

 

(Questo articolo viene pubblicato contemporanemente su Oggi 7 America Oggi)

Stefano Vaccara

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