Rubrica/Gli incontri particolari. Nietzsche e l’Eterno

Dopo una breve sosta ci rimettiamo in marcia in cerca di nuove persone da incontrare. Ad un tratto mi trovo faccia a faccia con un distinto signore tutto baffi che mi guarda con due occhi curiosi.

– Salve,ci conosciamo?, chiedo.

– “Forse ha conosciuto un me. Magari Dioniso o un Cesare”.

– Che significa? Lei chi è?

– “Che importanza ha?. Io sono Dioniso, Cesare , ma soprattutto sono dinamite”.

– C’è il rischio che mi esploda qui davanti allora?

– “Se non sa bene come maneggiarmi, sì. In realtà, sono già esploso molte volte nelle mani di persone che non avevano capito nulla del mio pensiero”.

– In che senso?

– “Nel senso che queste persone hanno letto le mie opere in modo frettoloso, e tutta la mia filosofia è nemica della fretta e sposa della lentezza. Chiunque abbia letto le mie opere con superficialità ha commesso delle cose terribili”.

-Quindi lei è un filosofo?

– “In un certo senso. Ma ogni definizione mi sta molto stretta e mi soffoca. La filosofia ha rappresentato per me un superamento. Io mi sono sempre superato. All’inizio della mia vita mi sono dedicato agli studi filologici e dalla dedizione alla ricerca minuziosa ho appreso l’arte della pazienza. Poi, a causa della mia malferma salute, sono andato in pensione molto presto ed è stato a quel punto che ho scoperto il mio amore per la filosofia, che mi ha insegnato a librarmi in cielo come le aquile”.

– Ma le aquile non volano a stormi. Lei, a quanto capisco, ha patito la solitudine.

– “Cosa significa essere soli? Io non mi sono mai sentito veramente solo, perché quando ero uno ero già due. Ho avuto degli amici, alcuni mi hanno tradito, altri mi sono stati fedeli per tutta la vita. Nonostante ciò, sostengo che le intuizioni più profonde le ho avute quando ero con me stesso”.

– Può farmi un esempio?

– “Certo, ma non so se lei possa comprendere a fondo questa sconvolgente rivelazione. Sono convinto che ciò che sto per dirle ha rappresentato la chiave di volta di tutto il mio pensiero. Passeggiavo attorno ad un lago quando ho pensato: cosa succederebbe se tutto quello che noi viviamo si ripetesse un’infinità di volte? Se ogni nostro dolore, ogni nostra gioia si ripetesse in modo identico per sempre? Un lampo ha attraversato la mia mente e ho capito che tutti noi avevamo finalmente la possibilità di conquistare un’eternità in terra, liberandoci da tutti i retromondi possibili. Tutto perdeva senso e nello stesso tempo ne acquistava uno supremo”.

– Posso confidarle che sono molto contento di pensare che il nostro colloquio si ripeterà in eterno e che ogni cosa non vada persa per sempre?

– “Vedo che ha compreso il senso di quello che le ho rivelato. Adesso riprendo il mio cammino, anzi la mia scalata”.

Lorenzo Marciante

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