Rom, sgomberato il campo di Fontanarossa Nessuna resistenza da parte degli ultimi 40

Hanno aspettato l’ultimo giorno utile prima della riapertura dell’aeroporto Fontanarossa. Stamattina alle sette è scattato lo sgombero del campo rom adiacente allo scalo catanese. Polizia, carabinieri e vigili urbani, in totale una trentina di uomini secondo i volontari della Caritas presenti, hanno vigilato che le operazioni si svolgessero senza tensioni. E così è stato. Erano rimaste circa quaranta persone nelle roulotte che a partire da maggio hanno ospitato un centinaio di rom di origine rumena, sgomberati nel maggio del 2011 dal palazzo delle poste di viale Africa. Una soluzione, quella del campo sportivo di Fontanarossa, che sarebbe dovuta essere transitoria e che invece si è protratta per un anno e mezzo. Nei prossimi due giorni gli operai della direzione manutenzioni e dell’ecologia del Comune provvederanno alla pulizia del luogo e alla rimozione delle roulotte.

Già ieri sera una quarantina di nomadi si erano convinti a lasciare Catania per tornare a Botosani, loro città d’origine, nel nord della Romania. Lo hanno fatto grazie all’autobus pagato dal Presidio leggero, il servizio di prossimità di operatori pubblici e del privato sociale che li ha assistiti nel corso di questi mesi. «Abbiamo speso 4500 euro – spiega Domenico Zito, della Caritas diocesana – tra biglietti e costi extra per le valigie. Qualcuno si è portato dietro 300 chili di bagagli». Chi è rimasto fino alla fine, stamattina ha raccolto le ultime cose e se n’è andato senza protestare. «Hanno preso dei taxi all’aeroporto – continua Zito – non sappiamo dove sono andati».

Dei quaranta superstiti, circa la metà sta seguendo un percorso di integrazione e nelle prossime settimane, confidano gli operatori della Caritas, troveranno un alloggio. Per loro il punto di riferimento rimane l’Help center della Caritas alla stazione centrale. «Gli altri rifiutano ogni forma di aiuto e si arrangeranno da soli», conclude Zito. Il Comune di Catania dà i numeri di chi ha usufruito di una forma di assistenza: tre nuclei familiari sono stati accompagnati in alloggi affittati a proprie spese; cinque hanno iniziato tirocini formativi presso datori di lavoro disponibili. Tra questi ci sono imprese edili e florovivaistiche.

Per il sindaco Raffaele Stancanelli e l’assessore alle Politiche sociali Carlo Pennisi è una vittoria. «Si è riusciti ancora una volta a coniugare rigore, solidarietà e rispetto delle regole – hanno commentato insieme – secondo uno stile improntato a concretezza e soprattutto rispetto delle persone. Abbiamo agito in linea alle severe norme della protezione internazionale per i rom e dei minori». Mentre Salvo Pogliese, deputato regionale del Pdl, plaude alla chiusura del campo che, afferma, «aveva generato una situazione di forte degrado creando disagi ai cittadini della zona e non costituendo certo un invitante biglietto da visita per chi fa scalo nel terminal catanese». Critiche arrivate in passato anche dalla Confcommercio, ma che non avevano trovato riscontro nei dati forniti dalle forze dell’ordine. «Adesso però – sottolinea Pogliese – bisogna vigilare sui rom che se ne sono andati senza lasciare traccia, per scongiurare la creazione di baraccopoli in altre zone di Catania».

Il campo dove per un anno e mezzo hanno vissuto un centinaio di rom versava in pessime condizioni, tra rifiuti, topi, zecche e ed escrementi, come dimostrano le immagini che avevamo raccolto nell’agosto scorso. Anche l’Asp, dopo un sopralluogo, aveva dichiarato quei luoghi inagibili dal punto di vista igienico sanitario. Adesso l’attenzione del Comune si sposterà sulla baraccopoli di corso Martiri della Libertà, in attesa che anche Catania si doti di un vero campo di transito per i nomadi.

Salvo Catalano

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