Una testa di capretto, una delle più antiche forme di intimidazione di stampo mafioso, è stata fatta trovare appesa nei pressi del cancello della casa della madre di Roberto Mirandola, attivista del Movimento 5 Stelle di Roccamena, nel Palermitano. L’uomo è più volte entrato in polemica con l’amministrazione locale ed è parte attiva del meetup del paese.
«Ringrazio chi mi ha voluto donare la testa di capretto, rinvenuta stamane nel giardino dell’abitazione di mia madre – dice Mirandola – Ma io continuo a ragionare con la mia testa, continuo a battermi per i cittadini e per il bene di questo paese. Insieme a me ci sono tante persone, che magari non possono parlare, non possono esporsi, ma che condividono quanto di scorretto e di degradante è ormai sotto gli occhi di tutti. Io non sono solo, le forze dell’ordine, la magistratura, la stampa libera e i cittadini onesti sono con me. Queste intimidazioni di stampo mafioso di tipo antico le respingiamo al mittente».
Solidarietà a Mirandola è giunta, oltre che dai 5Stelle di Roccamena, anche dai compagni di partito dell’Ars. «A Roccamena si respira un’aria pesante che cerca di mettere a tacere chi non vuole più abbassare la testa, soprattutto dopo lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune limitrofo di Corleone – sono le parole di Giorgio Ciaccio, deputato regionale pentastellato – L’assenza completa dell’Amministrazione sembra quasi un gesto di connivenza a quello che sta passando la città di Roccamena negli ultimi mesi. Per questo motivo lunedì chiederò di aprire un’istruttoria in commissione Antimafia regionale».
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