Robot Nao, intelligenza artificiale applicata alla musica «Aiuta l’orchestra interpretando emozioni del pubblico»

L’intelligenza artificiale applicata alla musica. È l’idea da cui sono partiti i compositori Francesco Corsello e Vincenzo Caravello e gli ingegneri Samuele Vinanzi e Claudio Zito, che unendo i loro sforzi sono riusciti a realizzare un concerto dinamico in cui lo spettatore e le sue emozioni saranno protagonisti assoluti. Assieme hanno creato un’intelligenza artificiale, impiantata in un robot francese, in grado di leggere in tempo reale le emozioni del pubblico e trasferirle all’orchestra.  

«La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità». Così diceva Nikola Tesla, celebre scienziato serbo-croato. È d’accordo Samuele Vinanzi, laureato magistrale in Ingegneria Informatica che, insieme al collega Claudio Zito, partecipa in qualità di tesista di Robotica al progetto di ricerca Robotics Lab, che vede coinvolta l’Università degli Studi di Palermo e il conservatorio di musica Vincenzo Bellini. Guidati dal docente di robotica Antonio Chella e diretti dai maestri Fabio Correnti, Giuseppe Rapisarda e Marco Betta, oltre ai due giovani ingegneri ci sono altri due protagonisti: sono Francesco Corsello e Vincenzo Caravello, studenti rispettivamente di musica elettronica e di composizione.

Ma c’è anche Robot Nao: un umanoide di fattura francese, al quale i quattro ragazzi hanno implementato un’intelligenza artificiale adatta allo scopo del progetto: fondere musica e robotica. «Vuole essere un’applicazione che si interfaccia col mondo artistico», spiega Vinanzi, da tempo impegnato nel campo della robotica sociale, un settore che punta a sviluppare un’integrazione e una collaborazione fra il naturale e l’artificiale.

Tutto comincia nell’estate del 2014, dopo i primi contatti con il professore Chella e l’ex rettore di Unipa, Giuseppe Silvestri. «Abbiamo cominciato a mettere insieme le nostre idee – racconta Corsello -. Il prototipo iniziale si è andato ampliando nel tempo, l’idea è migliorata lavorando fianco a fianco». I primi incontri, quindi, hanno permesso ai quattro ragazzi di conoscersi e di trovare un punto di equilibrio fra i rispettivi percorsi.

«Linguaggio musicale e linguaggio ingegneristico sono molto differenti fra loro – spiega anche Caravello -. Ma è un lavoro che non si poteva non fare in team. Abbiamo unito due mondi, anzi, tre: perché anche la collaborazione fra chi si occupa di composizione come me e chi studia musica elettronica come Francesco è una novità assoluta all’interno del conservatorio». I musicisti hanno quindi messo le idee, mentre i due ingegneri le hanno rese pratiche.

Il progetto, definito un «passa note dei sentimenti», andrà in scena per la prima volta il 19 ottobre alle 21 presso la sala Scarlatti del conservatorio, nell’ambito della Settimana di nuove musiche del Teatro Massimo. Sul palco ci sarà un quintetto d’archi guidato dal robot, che fungerà da mezzo di comunicazione in grado di mettere in contatto pubblico e orchestrali. «Nao capirà l’emozione predominante del pubblico in sala tramite un’applicazione che abbiamo sviluppato per i cellulari e che basterà scaricare», torna a dire Vinanzi. Nell’app non ci sono spiegazioni, ma solo uno schema con quattro colori: «Non vogliamo scatenare scelte ragionate, ma intuitive – prosegue -. La gente dovrà solo scegliere un colore in base a come si sente».

A ogni colore corrispondono precisi modelli psicologici, rappresentati in forma circolare: felicità, serenità, tristezza e rabbia. Dal canto loro, i due musicisti hanno composto quattro brani, uno per emozione: «Li abbiamo studiati in modo da essere componibili come se fossero mattoncini lego, così da ascoltare a cicli queste emozioni con un organico ogni volta diverso», torna a dire Corsello. A ogni gesto di Nao è associato un colore, quindi un’emozione, la cui durata è di circa due minuti. Il pubblico voterà in base allo stato d’animo che sente in quel momento. Poi sarà il robot a decidere quale brano fare eseguire, istruendo con un gesto preciso i musicisti, che conoscono il brano corrispondente ad ogni postura.

«È un concerto dinamico e la sua evoluzione dipenderà dal pubblico che lo sta ascoltando», fa eco l’ingegnere. In questo modo, l’ascoltatore risulterà svincolato dal suo tipico ruolo passivo, sarà anzi parte integrante dell’esibizione e farà musica tanto quanto gli orchestrali. Si potrà avere, così, uno spettacolo di volta in volta diverso, a seconda degli spettatori e dei loro stati d’animo.

Attenti però a paragonare Nao a un direttore d’orchestra in carne e ossa: «Il robot non vuole e non può usurpare il ruolo di nessuno, è piuttosto un’appendice del programma, un tramite che mette in comunicazione pubblico e musicisti», sottolinea Caravello. «È ora di sfatare il falso mito del robot nemico dell’uomo. È uno strumento informatico come gli altri e può davvero essere un compagno, non un sostituto», conclude infine Vinanzi.

Silvia Buffa

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