Rita Borsellino, il ricordo del mondo dell’associazionismo «Non ha mai smesso di lottare e di parlare con i giovani»

Ciascuno ha il proprio modo di ricordare. Eppure di Rita Borsellino, all’indomani della morte che ha commosso Palermo e il mondo dell’antimafia (quello vero), alcuni tratti più di altri si stagliano nella memoria. La gentilezza, ad esempio, e la semplicità di una donna che dalla morte del fratello Paolo ha dedicato tutte le sue energie a perpetuare gli ideali del magistrato ucciso da Cosa nostra. Una pacatezza che non era però mollezza, tutt’altro, ma che faceva rima con una fermezza che più di una volta le è costata l’ostracismo della politica. Quella dei dirigenti di partito. Perchè al contrario l’associazionismo, la società civile, i giovani le sono stati sempre accanto. All’insegna della trasversalità. 

Pietro Milazzo, di Potere al Popolo e storico attivista palermitano, la definisce «tenera compagna». Per poi aggiungere che «ho avuto il piacere di fare un pezzo di strada assieme a lei. Ed e’ stato, sempre, gratificante, verificare la sua limpidezza e spontaneità. In un mondo di politici di professione, spregiudicati e con il pelo sullo stomaco, lei mi appariva altissima nella sua trasparenza. Qualcuno diceva di lei, che non aveva le “abilità” dei politici tradizionali, ed io pensavo, sempre, che questa era la sua migliore qualità». E allo stesso tempo era capace di dialogare con molti, come dimostra il ricordo di Confesercenti Palermo. «Rita Borsellino ha lasciato a tutti noi una straordinaria eredità: la testimonianza di una vita dedicata alla ricerca della verità e della giustizia, la convinzione di poter migliorare la nostra società combattendo la mafia in tutte le sue forme. Un esempio che incoraggia tutti a sperare in un futuro migliore e a lottare per ottenerlo – afferma il presidente Mario Attinasi -. Rita Borsellino è diventata nel tempo il simbolo di una lotta alla criminalità fatta di tanta concretezza e poche parole». 

Parole d’affetto,poi, soprattutto dal mondo dell’associazionismo. «Il contributo di Rita Borsellino a Zen Insieme, del quale era socia, è stato enorme in ogni fase della storia della nostra associazione. Ancora maggiore è stato il peso dei suoi insegnamenti e del suo esempio nella vita di molti di noi. Un’altra storia è possibile anche per lo Zen, e se siamo qui per dimostrarlo è anche e soprattutto grazie a lei». O come il contributo di Daniela Tomasino, che accompagna le sue parole a una foto che testimonia la presenza di Rita Borsellino nel 2009 al congresso di Arcigay Palermo.

 «La ricordo nelle carovane antimafia – scrive – parlare nei luoghi più remoti della Sicilia centinaia di ragazzini che la ascoltavano rapiti. La ricordo al nostro fianco nel 2009, quando abbiamo ricreato Arcigay a Palermo. La ricordo silenziosa, lontana da fotografi e giornalisti alla marcia contro l’omofobia. Ricordo l’entusiasmo contagioso di quando ha sfidato il potere mafioso e le clientele per la guida della Regione. Quella volta vinse Cuffaro, e la storia della nostra isola sarebbe potuta essere differente. Vinse lui, ma lei non fu mai sconfitta». E di quella stagione politica, che per molti giovani fu insegnamento di vita, sono in tanti a scriverne. Come Sergio Lima. «Nel 2006 una generazione ebbe la speranza di cambiare, davvero, questa terra. I siciliani, poi, scelsero Cuffaro. Ma io un’altra stagione con quell’entusiasmo contagioso fatico a ricordarla. Anche per questo grazie Rita».

Non poteva mancare l’Arci, l’associazione che per prima l’ha vista impegnata in prima persona dopo la strage di via D’Amelio. «Non ha mai smesso di lottare e di parlare soprattutto con i giovani – sottolinea Salvo Lipari, presidente di Arci Sicilia – esortandoli a conoscere, essere curiosi, ribellarsi alla sopraffazione mafiosa. Adesso è andata via, ma resteranno sempre con noi il suo sguardo, il suo sorriso e le parole che ha pronunciato un mese fa in via D’Amelio: ‘La memoria è vita che si coltiva ogni giorno‘. La nostra amica Rita ci mancherà. Ai familiari l’abbraccio dell’Arci Sicilia».

All’elenco dei più affettuosi ricordi si unisce il movimento delle agende rosse. «Spesso organizzavamo come gruppo incontri con le scuole e la coinvolgevamo, lei era sempre molto disponibile – racconta la coordinatrice Rosanna Melilli -. Ha sempre dimostrato di essere molto dolce ma anche risoluta e autoritaria, i suoi ricordi di Paolo erano sempre pieni di amore. Amareggia non poco il fatto che se ne sia andata senza sapere pienamente la verità di quella morte. lnsieme al fratello Salvatore si sono battuti pubblicamente e molte delle cose dette da lei sono state confermate dalle sentenze, solo per dirne una quella del Borsellino quater che ha parlato di depistaggio di Stato. Ci sono voluti 26 anni per saperlo con certezza, e questo fa male».

Andrea Turco

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