Ristoranti e bar, Inail: due metri di distanza tra tavoli Fipe: «Così non si apre, Musumeci allarghi le maglie»

Quattro metri quadrati per cliente, tavoli distanti almeno due metri. Menu su lavagnette o digitali. Eliminati i servizi a buffet. Igienizzanti in più punti della sala. L’Inail rende noto il «Documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 nel settore della ristorazione». Quello che dovrebbe essere alla base delle nuove indicazioni del governo nazionale e quindi delle Regioni. Quest’ultime, però, potrebbero allargare le maglie. È quanto chiedono al presidente Nello Musumeci, ad esempio, i titolari di bar e ristoranti in Sicilia che giudicano «disastroso» e «irrealizzabile» quanto previsto dall’Inail.

«Non è compatibile con qualunque normale attività – tuona il vicepresidente regionale della Fipe, Antonio Cottone – significa che un locale dove solitamente entrano 70 persone si riduce a 12-15 coperti. Che apri a fare? A queste condizioni moltissimi rimarranno chiusi, perché significherebbe aprire col cento per cento delle spese e il 20 per cento degli incassi».

L’Inail indica di «privilegiare l’uso di spazi all’aperto rispetto ai locali chiusi, anche attraverso soluzioni di sistema che favoriscano queste modalità. Il layout dei locali di ristorazione – si legge nel documento – andrebbe quindi rivisto con una rimodulazione dei tavoli e dei posti a sedere, garantendo il distanziamento fra i tavoli – anche in considerazione dello spazio di movimento del personale – non inferiore a 2 metri e garantendo comunque tra i clienti durante il pasto (che necessariamente avviene senza mascherina), una distanza in grado di evitare la trasmissione di droplets e per contatto tra persone, anche inclusa la trasmissione indiretta tramite stoviglie, posaterie, ecc.; anche mediante specifiche misure di contenimento e mitigazione». 

A proposito delle famiglie o di gruppi di amici/congiunti il documento non dice nulla, anche se su alcuni organi di stampa nazionali filtra la possibilità di un’autocertificazione solo per le famiglie che permetterebbe di eliminare le distanze di sicurezza all’interno dello stesso tavolo. Tuttavia, il documento dell’Inail si limita a dire che «le sedute dovranno essere disposte in maniera da garantire un distanziamento fra i clienti adeguato, anche per le motivazioni in precedenza riportate e tenendo presente che non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione. In ogni caso, va definito un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente, fatto salvo la possibilità di adozioni di misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie». Per Fipe Sicilia l’Inail non chiarisce quali regole debbano valere all’aperto. «Pensare che un assunto che vale per i locali chiusi possa valere anche per l’esterno non mi pare logico», precisa Cottone. 

Ieri l’associazione di categoria ha inviato una propria proposta al governo regionale. Musumeci adesso si trova a dover decidere in poco tempo, vista l’annunciata riapertura del settore ristorazione già da lunedì prossimo, quali regole introdurre con propria ordinanza in Sicilia. Secondo la proposta della Fipe, la distanza tra tavoli deve essere di almeno un metro, «salvo che per i nuclei familiari o per persone che condividono la stessa cerchia d’amicizie». Possibile il menu a buffet con una serie di paletti: «Solo se può essere garantito il distanziamento ed evitato l’affollamento (ad esempio, con adesivi da attaccare sul pavimento, paline, nastri segnapercorso, etc.). Pinze, cucchiai, mestoli e altri utensili a disposizione degli ospiti vanno sostituiti con frequenza e lasciati in contenitori separati».  Per i congiunti la proposta è di un’autocertificazione per abbattere le distanze interne ai tavoli.

«Ci aspettiamo maglie più larghe dal governo regionale – spiega Dario Pistorio, presidente Fipe Sicilia – perché l’isola è quasi a zero contagi. Il settore della ristorazione rappresenta la fetta più importante del Pil della Sicilia. Non possiamo distruggerla. Spero che Musumeci non trasferisca così come sono le linee guida dell’Inail nella nostra Regione». Nelle chat interne alle associazioni di categoria è già scattata una mezza rivolta. E si lavora a una protesta pacifica per sabato a Palermo. «Siamo stanchi e distrutti, sia economicamente che psicologicamente». 

Salvo Catalano

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