Ristabbanna, un film dalla parte della Sicilia Senza i finanziamenti regionali promessi

«I marsalesi che hanno visto il film mi hanno detto che non sapevano che Marsala potesse essere così bella». Perché Ristabbanna, da ieri sera in programmazione al cinema King di Catania, è stato girato tutto là, tra le saline marsalesi e Trapani. I posti di Gianni Cardillo, regista, insieme a Daniele De Plano, della pellicola che ha vinto la targa del miglior film al festival del cinema indipendente di Roma. «Trovare un produttore è stato complicatissimo: tra il momento in cui abbiamo scritto e quello in cui abbiamo cominciato a girare sono passati cinque anni», spiega Gianni, 45 anni, trapanese.

«Ho lasciato Trapani a ventuno anni, quando sono andato a fare il Dams a Bologna e ho cominciato a lavorare in teatro come regista», racconta. Poi il trasferimento a Roma nel 1993, un corso di sceneggiatura e la regia di alcuni cortometraggi. Finché, a fine 2009, non sono iniziate le riprese di Ristabbanna. «In tutto, il film ci è costato finora 300mila euro, tutti di investimenti privati». Soldi pubblici neanche a parlarne. Dovevano arrivare, sì, dalla Regione Sicilia: «L’allora assessore alla Cultura ci aveva promesso 250mila euro e ce ne ha dati 20mila». Poi è stato sostituito nel corso di uno dei tanti rimpasti del governo di Raffaele Lombardo. «La mancanza di Palazzo dei Normanni ha costretto alcuni tra tecnici e attori a lavorare gratis, in un clima di reale cooperazione – prosegue Cardillo – Ma stiamo tentando di riprendere qualcosa dagli incassi, e a poco a poco ci stiamo riuscendo».

«Ristabbanna» in dialetto siciliano significa «da questa parte»: «È un titolo musicale, che racchiude in sé tutti i grandi temi del film». Che non parla della solita Sicilia di mafia e criminalità: «Ci concentriamo sull’aspetto magico e leggero di Marsala, quello quasi favolistico». C’è un anziano signore – l’ultima interpretazione dell’attore Ben Gazzara prima di morire – che non vede da anni la nipote – la catanese Tiziana Lodato – emigrata in America per fare l’attrice. E per lei compra una videocamera e filma le saline marsalesi, la casa e la Sicilia, «nell’idea di farne una videocassetta da spedirle per spingerla a tornare». Dal furto della telecamera parte la vicenda che porterà nella vita dell’uomo un ragazzino di 11 anni e la sua famiglia. «Gli argomenti principali sono quelli del cambiamento, del rimanere nel posto dove sei per migliorare le cose, del senso di appartenenza», prosegue l’autore, emigrato lui per primo. «Sì, è vero, io me ne sono andato, ma era il 1987, adesso le cose sono cambiate». Adesso, probabilmente, «prima di lasciare la mia terra andrei a Catania e a Palermo, a vedere il fermento che c’è in quelle città». Ma poi, per lavorare, «sempre e comunque Roma: se vuoi fare il regista servono dei contatti con certi ambienti, che in Sicilia non esistono». Ma Ristabbanna sta anche per questo: «Stare da questa parte, qui, scoprire i propri luoghi prima di cercarne altri». Con la prospettiva soggettiva di una videocamera tenuta prima da un vecchio e poi da un bambino.

Anche per tenere fede a questo assunto, gli attori sono quasi tutti marsalesi: «Alcuni sono dei professionisti di grande livello che, purtroppo, lavorano poco». Molti altri, invece, sono presi dalla strada. Tutti recitano in dialetto. «Siamo tornati alle radici in tutti i sensi». All’estero – il festival del cinema di Shangai e cinque festival in India – è stata portata una copia sottotitolata in inglese, in Italia, invece, ne sarà diffusa anche una sottotitolata in italiano, «anche se la lingua è particolarmente ostica solo in alcuni passaggi». E fino a questo momento il pubblico ha apprezzato: «A Marsala abbiamo fatto circa tremila spettatori – dichiara Gianni Cardillo – E, non lo nascondo, avere successo a casa è stato emozionante».

Luisa Santangelo

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