Le dimissioni non sono ancora arrivate sul tavolo di Crocetta, ma Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia, non ha dubbi: «Se non arriveranno le scuse, non alla mia persona ma ai siciliani, da parte della commissione al Bilancio, le dimissioni saranno inevitabili». Le frizioni durante l’ultima audizione di Fiumefreddo all’Ars hanno portato all’ultimatum di questa mattina, segnato anche da alcune missive inviate dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei a Crocetta, chiedendo si sollevare Fiumefreddo dal suo incarico a causa di «una serie di atti aziendali e convocazioni in assessorato che non hanno avuto seguito da parte dei vertici dell’agenzia esattoriale». «I bilanci 2016 – ammette Baccei – non li ha ancora inviati nessuna partecipata, ma sono ancora assolutamente nei tempi. Gli altri documenti, invece, non sono pervenuti per cui, non avendo elementi per fare il controllo analogo, abbiamo chiesto al presidente di trarre le dovute conseguenze». La lettera è stata inviata a Crocetta lo scorso 19 settembre, il prossimo lunedì saranno trascorsi sei mesi.
Ma Fiumefreddo smentisce e rilancia: «Abbiamo la ricevuta a firma del ragioniere generale Salvatore Sammartano, che ha ricevuto nel mese di maggio il piano industriale, tant’è vero che non siamo stati convocati in nessuna riunione, Baccei non mi ha mai contestato nulla – replica l’avvocato etneo -. Il piano industriale è sul suo tavolo da maggio scorso ed è proprio sulla base di quel piano industriale, che è un piano triennale, che l’Assemblea con parere favorevole dell’assessore ha erogato il finanziamento a Riscossione. Non vorrei – conclude Fiumefreddo – che l’assessore stia sollevando un polverone per mettersi al riparo dai rilievi che riguardano il suo operato e le persone di cui si circonda».
Riguardo alle dimissioni, invece, Fiumefreddo ribadisce la tesi sottolineata dopo l’audizione in Commissione Bilancio: «A essere stato messo alla porta non sono stato solo io, ma anche il tentativo di ripulire Riscossione entrando nei palazzi del potere. O arriva un segnale di scuse oppure il rischio è che pur di fare fuori me, facciano fuori 700 famiglie di lavoratori».
Secca la replica del presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo: «I siciliani sono rappresentati da chi si candida e ottiene il loro consenso – attacca il deputato ex Ncd -. Mi pare di ricordare che l’avvocato Fiumefreddo non è mai stato eletto, per cui non può rappresentare i siciliani. È sempre stato nominato e mai eletto. Sono io, in qualità di legittimo rappresentante dei siciliani, a essere offeso per il comportamento provocatorio e per aver imposto a mia insaputa la presenza di un suo collaboratore, che è risultato poi essere inquisito da parte della procura di Catania, il direttore facente funzioni di riscossione Sicilia, Gaetano Romano».
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