Il tribunale di Ragusa ha condannato l’Inps a pagare più di 20mila euro di arretrati a un manutentore elettrico che, dal 1968 al 1985, ha lavorato a stretto contatto con l’amianto nello stabilimento Eni di Gela (in provincia di Caltanissetta). Per il lungo periodo di 17 l’uomo l’uomo avrebbe dovuto riparare le apparecchiature su un tavolo ricoperto da una coperta d’amianto, esponendosi così quotidianamente alla fibra killer. Un pericolo che non sarebbe finito neanche quando, nel 1985, il manutentore decise di trasferirsi nello stabilimento di Ragusa (sempre di proprietà del gruppo Eni) dove poi ha lavorato per altri 17 anni. Anche lì l’amianto sarebbe stato dappertutto: nelle coperture, dentro lo stabile e persino sugli strumenti che utilizzava tutti i giorni.
Date le sue vicissitudini lavorative, l’uomo ha ottenuto già con sentenza del tribunale di Ragusa il diritto alle maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto. Ma, nonostante la vittoria, la sua battaglia legale non è finita perché l’Inps ha ricalcolato la pensione del lavoratore in maniera errata. A quel punto, l’uomo si è rivolto all’Osservatorio nazionale amianto (Ona), una realtà che sostiene le vittime di questo pericoloso cancerogeno offrendo anche assistenza legale. «Quando la battaglia è giusta, come in questo caso, trovo sconcertante la poca attenzione e il poco riguardo per le vittime dell’amianto – dichiara Ezio Bonanni, presidente di Ona – Auspico che, per il futuro, le norme siano interpretate correttamente, secondo criteri che siano rispettosi della nostra Costituzione e dei diritti dei cittadini».
Adesso il tribunale di Ragusa ha condannato nuovamente l’Inps a riconoscere al lavoratore più di 20mila euro, grazie al ricalcolo basato sulle migliori retribuzioni (e non quelle, più basse, percepite dal lavoratore collocato in mobilità negli ultimi anni precedenti alla pensione). Inoltre, l’ente dovrà pagare anche interessi e spese giudiziarie. «A 77 anni – concludono dall’Ona – finalmente la fine di questa battaglia legale: una vittoria che acquista ancora più valore dato che molti colleghi del lavoratore, purtroppo, hanno perso la vita per colpa dell’amianto».
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