Riposto, la spiaggia di Praiola diventa deposito Caragliano: «Assurdo, Comune mai interpellato»

«Era un’assurdità, l’ho sempre detto, ma da oggi è tutto finito». A parlare a MeridioNews è Enzo Caragliano, sindaco di Riposto, dove la spiaggia naturale di Praiola è stata trasformata in un deposito di massi vulcanici a causa dei lavori di sistemazione del litorale della Timpa. Per arrivare alla zona rocciosa in cui sorgono alcune strutture immobiliari private di Pozzillo, i camion hanno colonizzato l’area balneare, divenuta un vero e proprio cantiere dove ogni giorno vengono scaricate enormi quantità di materiale. «La Capitaneria mi aveva assicurato che i lavori si sarebbero conclusi entro il 24, infatti attualmente stanno ripulendo tutto – spiega il primo cittadino ripostese – Ho fatto un sopralluogo e domani ne farò un altro per verificare di persona lo stato della spiaggia». 

La decisione di utilizzare l’area come zona di passaggio aveva da subito creato alcune frizioni tra istituzioni, portando Caragliano a esporsi direttamente: «Il Comune non era stato interpellato, la prossima volta sarebbe meglio non creare allarmismo – dichiara – Chi è andato a farsi il bagno in questi giorni ha trovato infatti i camion che scaricavano i massi».

L’operazione era stata contestata anche da Legambiente Catania che, in una nota, si scagliava duramente contro l’ufficio marittimo e l’assessorato regionale: «L’arenile è inserito in un contesto paesaggistico e naturalistico di eccezionale interesse – denuncia l’associazione – situata alla base del Chiancone, spettacolare falesia di natura alluvionale». L’area, inoltre, proprio per la sua vulnerabilità e il suo rilevante interesse, spiegano gli ambientalisti, «è stata sottoposta in passato a vincolo di immodificabilità». Per questo motivo, «appare inspiegabile e grave che l’ufficio circondariale marittimo di Riposto e l’assessorato regionale Territorio e Ambiente abbiano potuto autorizzare questa devastazione». «Quello che viene a crearsi è un vero e proprio danno ambientale, inspiegabile tra l’altro – continua il testo – se si considera che sono presenti porti o altri approdi alternativi dove possono essere caricati i massi lavici per i lavori».

«Non sappiamo se manca inoltre l‘autorizzazione della soprintendenza ai Beni culturali e ambientali – spiega a MeridioNews Renato De Pietro, presidente di Legambiente Catania – senza la quale saremmo di fronte a illeciti di tipo penale». Come racconta la stessa associazione che tutela l’ambiente, da più parti è stata indicata la necessità, per il futuro, di utilizzare l’area portuale di Pozzillo o quella di Stazzo per lavori del genere. Ciononostante, conclude De Pietro: «Al posto del primo cittadino noi non avremmo mai mortificato la spiaggia mettendo a rischio la balneazione dei cittadini».

Mattia S. Gangi

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