Riparte la grande macchina dei Medialab. I misteri del cinema

A seguito del successo degli anni passati, si ripete questa sezione dei Medialab dedicata a cineamatori, appassionati del genere o semplicemente ai più curiosi. Per addentrarsi nei mestieri (dal titolo di un laboratorio) ma anche nei misteri del cinema! O per lo meno per avere un assaggio, della durata minima di 21 ore, di quello che questo “dorato mondo” comporta. Scopriamo nel dettaglio cosa ognuno offre, attraverso le parole degli stessi coordinatori.

Dino Giarruso, giornalista e autore di spot, programmi e documentari, professionista che negli ultimi sei anni ha lavorato con alcuni fra i più importanti registi italiani (Scola, Monicelli, Veronesi, Tognazzi, Risi, etc…) ci presenta il suo laboratorio “I mestieri del cinema”. “In molti ammiriamo il cinema, i suoi divi, la sua magia, ma quasi nessuno sa cosa c’è dietro un film. La scrittura, la preparazione, e soprattutto il lavoro della troupe, che spesso è composta da più di cento persone ciascuna delle quali ha un compito preciso da svolgere. Il corso farà entrare gli studenti nel reale processo produttivo che porta da una semplice idea al film proiettato in sala. Alternando teoria e pratica, i ragazzi dapprima analizzeranno la realizzazione di alcune pellicole celebri, e poi simuleranno la produzione di un film, immaginandone i tempi di ripresa, il peso e i compiti specifici della troupe, l’uso delle location e ogni altro “segreto” possibile”.
 
Davide Pappalardo, sceneggiatore giornalista scrittore coordina il laboratorio “Sceneggiatura e scrittura cinematografica”. Gli obiettivi didattici del corso sono trasmettere agli studenti le fondamentali nozioni concettuali, tecniche e pratiche della scrittura di testi per il cinema e lo sviluppo di sceneggiature a partire da idee, spunti o adattamenti da altre storie. Ma Davide punta anche su altro: “Spero di riuscire a trasmettere un senso di passione e amore per le storie con cui si troveranno a lavorare, per i personaggi che creeranno e a cui forniranno parole, emozioni e movimenti: e che questo si traduca nella creazione di storie mai banali, mai ovvie, mai “fredde”, ma sentite, vibranti, problematiche se serve, ma vive e piene di fascino e “magia”… come l’anno scorso, in cui il gruppo-classe era molto affiatato e si è subito sviluppato un clima di armonia e di entusiasmo creativo”.

“Come si gira un documentario” è tenuto da Luigi Cutore, figura poliedrica nel campo cinematografico. Ecco le premesse: “Lo scopo che mi prefiggo è fare sperimentare agli studenti tutte le fasi del processo creativo e organizzativo, teorico e pratico, che inizia dalla ideazione e si conclude con il prodotto finito, per dare un assaggio di tutto e sulla base di questo poter operare una scelta più mirata. Vorrei inoltre trasmettere loro la capacità, fondamentale, di essere in grado di lavorare in gruppo per avere anche la possibilità di sperimentare a rotazione i diversi ruoli professionali all’interno della troupe”.

Il regista Carlo Lo Giudice è invece il coordinatore di un genere specifico, ovvero il “Documentario sociale”. Il laboratorio, di impianto teorico-pratico, farà una panoramica sul settore del documentario sociale, sul suo rapporto con le ONG e con il mondo dell’associazionismo. Si studieranno le nuove forme del documentario (video partecipato, mokumentary, docu-drama, etc…), le fasi di lavorazione del prodotto audiovisivo e le tecniche base di realizzazione video, con lo scopo di stimolare negli studenti uno spirito di interazione e partecipazione con culture diverse e con le problematiche sociali che li circondano, attraverso l’uso del video.

Antonio Lizzio, specializzato nella post-produzione digitale si riconferma con “Il montaggio cinematografico: storia e tecniche”. “Le parti essenziali del laboratorio saranno due:  la prima sarà incentrata sulla storia del montaggio e sull’analisi delle strutture narrative, mentre la seconda e più importante sarà imperniata sulla pratica. Io cercherò di trasmettere loro una passione, degli strumenti adeguati all’analisi degli audiovisivi e soprattutto una buona base di tecnica di montaggio. Poi saranno loro a scegliere. Il grande pregio di queste iniziative è dare un punto di partenza al proprio percorso professionale, poi alla fine, ciascuno scopre se quella è la sua strada o meno; nel primo caso si impegna a proseguire questo percorso e a perfezionarsi”.

Ivano Mistretta, autore di audiovisivi e collaboratore con il Centro Culture Contemporanee Zo, ripropone invece “Come si traduce e sottotitola un film”. Il laboratorio è articolato in quattro momenti di natura teorico-pratica: in una prima fase saranno illustrati gli aspetti di carattere metodologico nell’approccio alla traduzione dei dialoghi di un film; nella seconda fase verranno presentate le tecniche e le tecnologie utilizzate per la sottotitolazione (hw e sw) e la loro applicazione; la terza fase sarà dedicata all’analisi di case studies e alla verifica di quanto discusso e appreso nelle due fasi precedenti; infine nell’ultima verranno realizzate delle sottotitolazioni in italiano di alcuni film selezionati durante il corso delle lezioni.

Dulcis in fundo, unica donna è Sonia Giardina, dottoranda in Ricerche cinematografiche e audiovisive presso l’Università Sorbonne Nouvelle – Paris III, divisa tra Italia e Francia come aiuto-regista e critico cinematografico. Anche il suo laboratorio, molto gettonato, “Come realizzare un cortometraggio” porterà alla realizzazione di un elaborato finale. “Il programma di lavoro  permetterà di percorrere le diverse fasi creative di una produzione cinematografica, con un approccio molto diretto e immediato. Alcuni incontri saranno dedicati alla presentazione delle problematiche relative alla realizzazione cinematografica e ai diversi aspetti del linguaggio visivo. Dopo la stesura della sceneggiatura e del découpage, si realizzeranno le riprese, affrontando direttamente sul set la mise en scène e la recitazione. Penso che questi laboratori siano un’occasione davvero importante per chi è appassionato del settore, dato che a Catania è davvero difficile trovare degli spazi in cui fare cinema”.

Vogliamo chiudere l’invito ad aderire numerosi a queste allettanti proposte con una dichiarazione del filmaker Carlo Lo Giudice. “Per lavorare in questo settore sono necessarie tre “password”: preparazione, dedizione e relazioni sociali. Se si vuole lavorare per apparire, per essere famosi, per fare qualcosa di diverso, è necessario puntare molto sulla terza, poi sulla seconda e in parte sulla prima. Se ami il cinema e il video e ti interessa esprimere emozioni e punti di vista con questi mezzi, l’ordine è esattamente l’opposto. In ogni caso, chi si avventura in questo mondo, ad un tratto, si ritroverà a fare i conti con quello che sa veramente fare e come in tutti i lavori questo farà la differenza e alimenterà la sua voglia di continuare dando un senso al suo lavoro ed alla sua vita”.

Benedetta Motta

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