L’area archeologica del Rione San Pietro, a piazza XIII vittime, è stata ripulita, ma le erbacce sono rimaste lì: raccolte e accatastate ma non portate via. Dopo che Meridionews aveva sollevato il caso, nei giorni scorsi gli operatori ecologici e i giardinieri sono intervenuti per portare via i rifiuti e rimuovere le sterpaglie. Queste ultime, però, sono state sistemate davanti a uno dei cartelli che raccontano la storia del Quartiere mussulmano degli Schiavoni.
Via, dunque, bottiglie, tappi, cartacce e preservativi. Riparato anche il buco nella recinzione che fungeva da ingresso per i malintenzionati. Tutto rimesso a posto, ma non abbastanza presto per evitare che si chiudesse, prima di nascere, il progetto Al Bab, che prevedeva azioni di riqualificazione ambientale e altre volte al reinserimento delle fasce sociali deboli, in particolare i detenuti. Era stato il Centro Padre Nostro di Brancaccio a idearlo: «La Soprintendenza – dice il presidente Maurizio Artale – ha sollecitato la pulizia solo dopo che noi ce ne siamo andati, il danno era già stato fatto. La zona che ci era stata assegnata è già stata occupata abusivamente».
«Non si può aspettare un anno per avere un’autorizzazione – dice ancora il presidente della struttura fondata da don Pino Puglisi -. Nel progetto, che prevedeva anche la realizzazione di un parcheggio, erano coinvolti anche la Soprintendenza e il Comune di Palermo. È sconfortante dover prendere atto che questa città abbia bisogno di martiri – dice Artale utilizzando una metafora – che siano persone o progetti».
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