Per essere un momento dedicato alla memoria di Don Sturzo, in cui il governatore aveva preannunciato di non volere uscire fuori dal seminato, di cose Nello Musumeci ne ha dette, e anche tante. Sala Alessi, Palazzo d’Orleans, appuntamento per le 10 del mattino per la conferenza stampa di presentazione della tre giorni organizzata a Caltagirone in occasione del centesimo anniversario del celebre appello di Don Sturzo a tutti gli uomini liberi e forti. Un convegno internazionale che si terrà dal 14 al 16 giugno, in concomitanza con un altro atteso evento, questa volta nel capoluogo: la prima di una serie di iniziative di piazza che il movimento fondato da Musumeci, Diventerà bellissima, sta organizzando per radicarsi nei territori dell’Isola.
«Un soggetto che si muove nell’ambito del centrodestra – spiega Musumeci ai cronisti a margine della conferenza stampa – e che intende rappresentare la voglia di cambiamento di tanti che non vanno più a votare o che hanno affidato al Movimento 5 stelle la propria insofferenza e il proprio malessere. Palermo diventa il luogo di partenza per un giro delle province siciliane, proprio per lanciare questo messaggio. Vogliamo essere forza aggregante nel centrodestra, non intendiamo erodere l’elettorato che si riconosce già nelle forze politiche, da Forza Italia alla Lega, fino a Fratelli d’Italia. Intendiamo raccogliere il consenso di quanti appartenevano ai moderati e adesso se ne sentono estranei».
Resta una questione aperta all’interno di Diventerà bellissima: la linea dettata da Musumeci, secondo cui le «praterie» sarebbero nel campo dei moderati, rimasto scoperto da forze politiche organizzate, e la linea di quanti fanno riferimento all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, di un progetto confederativo con la Lega di Salvini. Naturalmente le due posizioni partono da prospettive differenti: se si dovesse arrivare a una crisi del governo nazionale e al voto anticipato per il rinnovo delle Camere, allora probabilmente risulterebbe più saggia la proposta politica immaginata da Razza, di un accordo che consenta margini di manovra all’interno di una lista unica per vedere rappresentato il movimento del presidente della Regione in Parlamento. Se invece la tenuta di governo dovesse consolidarsi, allora Musumeci avrebbe i margini – anche in termini di tempo – per costruire insieme ad altri uomini delle istituzioni. Primo fra tutti, il governatore della Liguria, Giovanni Toti.
«Noi riteniamo – sottolinea ancora Musumeci – che nell’area centrista ci sia una prateria. Dobbiamo parlare all’elettorato moderato, rimanendo fermi sui nostri valori, che sono valori di centrodestra, non mi appassionano le formule. I valori della cultura politica nazionale, sociale, cattolica, liberal-riformista. Culture politiche che nella loro affinità riescono a esprimere un progetto, che sappiano suscitare emozioni. Questo deve fare la politica. Non certo sottoscrivere un contratto incentrato al programmismo, con una costante litigiosità e con idee a volte diametralmente opposte».
Intanto da oggi il governatore, oltre all’interim dei Beni Culturali, terrà anche quello del Turismo, dopo la notizia delle dimissioni dell’assessore Pappalardo. «Un bel lavoro – ironizza – ma durerà poco perché presto affronteremo anche questo tema».
I rapporti tesi tra Toti e Gianfranco Micciché? Ancora una volta Musumeci non si nega alle domande dei cronisti: «Intanto il mio partito non è quello di Micciché. Rispetto tutti, ma rappresento il mio movimento e a nome di Diventerà bellissima intendo costruire progetti con chi la pensa come noi. Toti è governatore di una importante regione del Nord Italia, assieme abbiamo una visione comune del processo evolutivo del centrodestra e se sarà necessario lavoreremo insieme a un progetto, se non sarà necessario porteremo avanti ciascuno il proprio lavoro. Però il dialogo con Toti non è di ieri, già nei prossimi giorni ci incontreremo a Roma per verificare se, assieme a noi, altri governatori possano essere interessati alla costruzione di un soggetto in grado di recuperare le pecorelle smarrite».
E se si va al voto anticipato? «Domanda intelligente – risponde alla cronista dell’AdnKronos – speravo non la facesse. Se si dovesse anticipare il voto, come tutti speriamo, bisognerà anticipare il processo decisionale. O nell’uno o nell’altro senso. Se non si dovesse arrivare a un nuovo soggetto politico perché non se ne vede la necessità o non ce ne sono i tempi, noi vorremo essere presenti alle elezioni politiche – conclude Musumeci, concedendo comunque un’apertura di credito alla linea portata avanti da Ruggero Razza – e quindi saranno gli organi del nostro movimento a decidere se proporre un patto federativo con un soggetto politico nazionale già esistente».
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