Di rimpasto si parlava e rimpasto sarà. D’altra parte, con quattro assessori candidati alle Europee e uno, Luca Sammartino, ancora da sostituire, era piuttosto probabile che succedesse. Così Renato Schifani si trova a dovere ridisegnare la propria giunta poco prima del giro di boa di metà mandato. «Gli equilibri non cambieranno», dice, ma c’è già chi batte cassa, a partire dai partiti degli ex presidenti: Mpa e Dc, che rivendicano la paternità dell’ottimo risultato delle urne, con Forza Italia tornato a essere il primo partito dopo anni e Fratelli d’Italia relegato al secondo posto. Ci sono i meloniani, che nonostante il lieve calo nei consensi cantano vittoria, sottolineando che il risultato degli azzurri sia stato dopato proprio dalla presenza di Mpa e Dc. E ci sono pure quelli di Noi moderati, con Saverio Romano che pare avere chiesto pari dignità di trattamento e forte dei voti che hanno spedito Massimo Dell’Utri al quarto posto tra i più votati del partito che fu di Silvio Berlusconi.
Dell’Utri tra l’altro sarebbe proprio il nome speso da Romano, ma vederlo in giunta – seppure non sarà impossibile – appare abbastanza improbabile. E c’è pure il nodo Caterina Chinnici. L’ex candidata alla presidenza della Regione non è riuscita a tornare in Europa: impossibile battere Edy Tamajo e Marco Falcone, ma le porte del parlamento europeo per l’ex Pd non sono del tutto chiuse. Posto che Falcone ha già detto che intende tenere fede all’impegno preso con gli elettori, andando in Europa, chi tentenna è Tamajo, che deve ancora comunicare se ha intenzione di abbandonare o meno la propria carica regionale – e la sua zona di comfort – per tentare il grande salto. Ecco, sarebbe sufficiente che anche uno dei due decidesse di restare in Sicilia che Caterina Chinnici spiccherebbe senza pensarci su troppo il volo verso Bruxelles, nonostante le voci che la vedrebbero come nuova assessora alla Salute al posto di Giovanna Volo.
Certo, per Schifani sarebbe politicamente una manna: in un colpo solo accorderebbe Forza Italia e Mpa di Raffaele Lombardo, che la vede come candidata propria, ma le chances di rivederla a palazzo d’Orleans passano per un suo rifiuto all’Europa, cosa davvero difficile da ipotizzare. Dunque ancora più grane per Renato Schifani, che ha pure da fare i conti col fato. A oggi comunque il presidente della Regione attende con ansia soprattutto una data: il 26 di giugno, il giorno in cui il tribunale del Riesame prenderà in oggetto il ricorso di Luca Sammartino contro l’interdizione dai pubblici uffici ricevuta un paio di mesi fa. Lì Schifani saprà se dovrà rimpiazzare l’ormai ex assessore regionale all’Agricoltura, una di quelle deleghe particolarmente calde e che richiedono più tappe. Il 26 si saprà se Sammartino sarà arruolabile come assessore o meno.
Tra quelli che meno sentono l’ansia di cambio prospettiva c’è Mimmo Turano, onorevole leghista che all’improvviso si è ritrovato a dover fare tutto il possibile per reggere il peso di un partito praticamente da solo sotto elezioni. E poi c’è l’entroterra. Chi potrebbe perdere il posto è l’assessora all’Ambiente, Elena Pagana. D’altra parte il marito, Ruggero Razza, dovrebbe beneficiare della recente elezione, che libererebbe da ogni impegno di sorta il governo regionale, precettato all’inizio dall’uscente Nello Musumeci, di cui Razza è fedelissimo. Si era parlato anche di delega alla Salute, ma va visto il momento. E all’Ambiente chi andrà? Il nome suggestivo è quello di Salvo Tomarchio, imprenditore catanese, già assessore con delega all’Ambiente al comune di Catania. Lui che a Palermo dovrà comunque arrivarci, anche solo per giurare, visto che da primo dei non eletti entrerà al posto di Marco Falcone.
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