La riforma delle Ati era a un passo dall’approdare in aula, ma proprio a pochi metri dal traguardo il governo cambia idea e riscrive l’intero disegno di legge. Il colpo di coda arrivato in extremis e fa seguito allo stuolo di polemiche che hanno accompagnato tutto il processo di evoluzione del disegno, che pure ha richiesto audizioni in commissione ed era stato presentato come rivoluzionario dalla maggioranza vicina al presidente Nello Musumeci. Poi il dietrofront. «Abbiamo fatto una nota insieme a Partito democratico, Centopassi e Verdi qualche giorno fa con cui chiedevamo di ritirare il disegno di legge del governo – spiega a MeridioNews Giampiero Trizzino deputato del Movimento 5 Stelle – Oggi l’assessore ha accettato questa nostra proposta cambiando totalmente il disegno di legge e riscrivendolo da capo. In parte non possiamo che essere soddisfatti, visto che l’assessore ha recepito le nostre perplessità, dall’altra il testo non ci soddisfa completamente per alcune cose legate all’ambito unico».
Se infatti per grandi linee il nuovo disegno ricalca la legge già esistente del 2015, quella ottenuta con partecipazione popolare, di contro resta la figura di una sorta di Ambito territoriale unico, che si andrebbe a instaurare gerarchicamente immediatamente sopra alle autorità locali, controllato direttamente dalla Regione. Proprio questo era stato il punto più contestato dell’ormai vecchio disegno. Secondo la nota dell’opposizione, infatti, l’ambito unico «priverebbe le Assemblee territoriali idriche dei poteri loro attribuiti, rendendole meri organi periferici dell’Autorità idrica siciliana. Tale assetto non è condivisibile» nonostante «l’istituzione dell’Autorità idrica siciliana potrebbe apparire funzionale al solo fine di consentire un maggiore coordinamento e una maggiore efficienza a livello centrale, tenuto conto della necessità di assicurare alla Regione siciliana l’ottenimento delle risorse previste dal Pnrr, volte a garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati».
«L’Ambito centrale regionale che coordina tutte e nove le Ati sarebbe accentratore al punto da svuotare completamente le funzioni degli ambiti locali – continua Trizzino – E anche nella seconda stesura questo potere si continua a manifestare in maniera molto forte. Oggi ho cominciato a depositare gli emendamenti e martedì si andrà alla discussione. Siamo d’accordo a una cabina di regia centrale, un osservatorio, o come lo si voglia chiamare. Gli ambiti territoriali idrici non sono in grado per mancanza di risorse di risolvere le loro criticità. L’idea è quella di superare il gap infrastrutturale, fare programmazione e intercettare fondi. Una buona intenzione, ma nel volere accelerare questo sistema verranno svuotati gli ambiti locali, che non avranno nemmeno più personalità giuridica e tutti i rapporti lavorativi legati alle Ati passeranno automaticamente all’ambito unico».
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