All’osservatore esterno, è sembrata la cronaca di un disastro annunciato. Nessun dialogo con le opposizioni, troppe assenze nella maggioranza, un presidente della Regione costretto a restare in Aula per assicurarsi personalmente che i suoi deputati fossero a Sala d’Ercole. Ma non è stato sufficiente lo stesso. L’esame della riforma dei rifiuti targata Alberto Pierobon si è fermato al primo articolo, dopo un estenuante dibattito d’Aula, iniziato in ritardo per attendere l’arrivo del governatore e proseguito tra le polemiche. Fino alla débâcle sul primo articolo, votato a scrutinio segreto, come richiesto dalle opposizioni. Presenti in 60, votanti 59 (Giovanni Bulla ha subito ammesso l’errore nel non aver votato), favorevoli 29, contrari 30. I deputati dell’opposizione presenti in Aula erano in 29, quelli della maggioranza 31. Per cui, al netto dell’errore di Bulla, un esponente della maggioranza ha votato insieme all’opposizione. Si tratta, in ogni caso, di una bocciatura politica, prima ancora che parlamentare, perché smonta i principi su cui si basa la riforma.
Irrefrenabile Musumeci intervenuto per ribadire la propria amarezza. «Mi auguro davvero – è sbottato – che i siciliani stiano seguendo i lavori d’Aula, perché è giusto che i siciliani sappiano come stanno andando le cose. Il governo ha presentato un ddl all’Assemblea, la presidenza lo ha trasmesso alla commissione, in commissione, nel corso di 29 sedute, si è portato avanti un serrato confronto sulla norma. Quasi tutte le proposte di cinquestelle e Pd sono state raccolte e condivise. Si va in Aula per rendere concreto il lavoro della commissione. C’è qualche Maria Maddalena pentita, il governo propone un confronto istituzionale prima della discussione in Aula. L’Aula vota democraticamente “no” al ritorno in commissione, la presidente della commissione dice “ok, confrontiamoci”, su quei quattro o cinque articoli su cui non c’è condivisione. Il presidente Miccichè, impossibilitato per ragioni di salute a essere presente, contatta i capigruppo del Pd e dei 5 Stelle e chiede: “Possiamo andare in Aula?”. La risposta è “Sì”. “Nessun ricorso al voto segreto?” la risposta è stata “no”».
«E poi – prosegue lo sfogo del governatore – ci si rifugia dietro il voto segreto, gridate onestà, etica! L’onestà è quando un deputato ha il coraggio di metterci la faccia, questa è pavidità, cinismo e mancanza di coraggio. E parlo dei deputati della coalizione e di quelli dell’opposizione. Adesso chi ringrazia questo stop alla riforma dei rifiuti? Chi abbiamo fatto contento? Chi vuole bloccare questo disegno di legge, fuori da questo Palazzo? Ci vuole serietà, etica, altro che voto segreto».
Un’amarezza destinata a persistere e che ha comportato l’immediata convocazione di un vertice di maggioranza nella sala riservata al governo dentro Palazzo dei Normanni. Secondo il presidente della commissione Antimafia Claudio Fava, «il governo regionale ha scelto la strada dello scontro in Aula e oggi esce sconfitto grazie alla propria debolezza mista a supponenza. La verità è che il disegno di legge sulla governance dei rifiuti era confusionario e inadeguato, come dimostra la lunga serie di emendamenti presentati dallo stesso governo, e soprattutto non affronta nessuno dei temi strutturali sulla gestione dei rifiuti. Davanti alla manifesta mancanza di tenuta della sua maggioranza, Musumeci, invece di interrogarsi sui propri errori, pensa di inveire contro le opposizioni, le stesse che da settimane chiedevano di poter affrontare una discussione in commissione, che proprio il governo ha impedito».
Dichiarazioni rilasciate in sala stampa, dove si sono ritrovati diversi deputati dell’opposizione a margine della seduta, rinviata alla prossima settimana dopo lo stop al primo articolo. Proprio in sala stampa ha fatto capolino un’infuriata Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc, secondo la quale si è trattato di «una vergognosa operazione gattopardesca per non cambiare nulla, per mantenere il sistema Montante».
A ribattere in diretta, il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, che ha sottolineato che «al Partito democratico non serviva il voto segreto per manifestare la propria contrarietà alla norma, ribadita tanto in commissione quanto in Aula. Cerchino invece chi, nella maggioranza, ha mostrato responsabilità votando contro una norma sbagliata, che scarica debiti dei vecchi Ato per due miliardi di euro sui Comuni, mandandoli in dissesto e facendo pagare il conto ai siciliani. Il presidente Musumeci – ha concluso – prenda atto che senza una maggioranza non si può governare la Sicilia, si dimetta e convochi le elezioni».
«Nessun agguato da parte delle opposizioni», anche secondo il capogruppo pentastellato Francesco Cappello, secondo cui la minoranza «ha esercitato il proprio diritto di opporsi a un disegno di legge che non condivide. Il presidente prenda atto che il suo esecutivo ha ormai l’encefalogramma piatto. Il suo esecutivo a due anni dal suo insediamento non è riuscito a cavare un solo ragno dal buco, se non per i cavalli della sua Militello, mentre la Sicilia è in fiamme».
A rispondere, infine alla domanda di Musumeci su chi gioverà della mancata approvazione della norma, replica Fava: «Chi brinda e ringrazia sono i padroni delle discariche private, in assenza di un piano sui rifiuti che con questo ddl non c’entra un fico secco. Da due anni Musumeci non ha la forza né la maggioranza per portarlo in Aula, e intanto il suo governo autorizza 1,8 milioni di metri cubi in più alle discariche dei Leonardi e proroga di dieci anni la concessione all’Oikos. I soliti noti fuori da quest’Aula – ribadisce Fava – brindano al governo Musumeci e alla sua inettitudine».
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