Riforma: più tasse e meno offerta

«L’introduzione del numero programmato in tutte le facoltà non è positivo»: su questo Fabio Tasinato, rappresentante degli studenti di Scienze politiche (Udu), è tassativo. E aggiunge che, oltre alla selezione all’entrata, i tagli all’Università provocheranno l’aumento delle tasse per gli iscritti e una forte discriminazione nel diritto allo studio: «Un ragazzo che ha appena preso la maturità e trova davanti a sé la barriera dei test si sentirà fortemente scoraggiato a intraprendere la carriera universitaria… dovrà studiare ancor prima di diventare matricola, sempre che superi il test, senza neppure sapere cosa dovrà studiare per affrontare questi benedetti test». Il delegato di Scienze politiche non è affatto convinto dell’equità della selezione: «Tra gli esclusi ci saranno sicuramente persone meritevoli e soprattutto motivate. C’è il rischio che non trovino posto nella facoltà prescelta per l’esiguo numero di posti. Ad esempio, a Scienze politiche gli studenti del primo anno saranno 800, non più 1.300. Il numero programmato va contro l’art. 34 della Costituzione».

Gli facciamo notare che ai microfoni di Radio Zammù il rettore ha sdrammatizzato, osservando che c’è un’alta percentuale di rinunce agli studi al primo anno e sostenendo che, se si lavorerà bene sulle prove d’ingresso, l’Ateneo riuscirà ad evitare questo tasso di dispersione, perdendo all’ingresso proprio quegli studenti che fisiologicamente abbandonano dopo i primi mesi, Tasinato esprime forti dubbi sulla dichiarazione del Magnifico: «Si tratta di un ragionamento e di un calcolo basato sulle percentuali, non sulle persone in carne ed ossa. E poi la selezione all’ingresso non risolve il problema della qualità. Al contrario, riducendo il numero di studenti, c’è il rischio che, per mantenere il numero di iscritti, le facoltà abbattano ulteriormente il livello della didattica. Ci sarà una gran preoccupazione di far passare gli studenti “programmati” dal primo al secondo anno. E per raggiungere questo obiettivo si potrebbe arrivare a facilitare la didattica».
 
Molto scettico sui benefici del numero programmato è anche Giampiero Gobbi, rappresentante degli studenti della facoltà di Lingue. «I posti non diminuiranno solo per le triennali, anche le specialistiche subiranno una forte contrazione» sostiene Gobbi. «Quest’anno si sono iscritti 130 studenti alla specialistica di Lingue e Culture Europee. Dall’anno prossimo il corso ne accoglierà solo 100. Per completare il 3+2 gli altri studenti dovranno, senza possibilità di scelta, cambiare ateneo. La formazione di un laureato triennale potrebbe arrestarsi bruscamente per motivi economici, il mantenimento fuori sede non è affatto uno scherzo. E mi fa rabbia pensare che ciò possa essere affidato a un test, con le forti componenti puramente mnemoniche che hanno tutti i test».

L’aspetto che preoccupa di più è dunque una questione che fu ampiamente discussa nei primi anni del 3+2, ma che torna adesso alla ribalta: l’offerta formativa delle lauree specialistiche. «C’è scarsa qualificazione a livello delle specialistiche e le alternative offerte sono troppo poche. – continua Giampiero Gobbi – Purtroppo temo che non ci saranno novità in questo senso. Con un numero così esiguo di docenti alla facoltà di Lingue dubito si possa pensare ad attivare nuove lauree specialistiche».

Torniamo a Scienze politiche ed passiamo ad affrontare la questione della gestione delle singole facoltà. «Penso che la mia Facoltà abbia tenuto bene i bilanci in passato, non ne critico la gestione – afferma  Fabio Tasinato – ma l’FFO (fondo di finanziamento ordinario) è stato decurtato in maniera sostanziale, così ciascuna facoltà corre ai ripari.  Ad esempio si risparmia sulla manutenzione, da noi  luce fino alle 17 e un unico turno di pulizie al giorno. Dal prossimo anno, a causa dei tagli, le facoltà si rifaranno sugli studenti: meno posti, meno materie a scelta e più soldi da tirar fuori. La cosa più tragica è che questi tagli non saranno una tantum, ma progressivi».
 
Per tutelare gli studenti, ma soprattutto coloro che sono figli dei lavoratori dipendenti (che con la dichiarazione dei redditi non possono certo fare i furbi) Fabio Tasinato, come membro dell’Udu (Unione degli universitari), ha proposto la riformulazione delle fasce di reddito per il pagamento delle tasse universitarie: «Cinque fasce non rispecchiano la realtà economica di Catania. Non è giusto che il figlio di un capofamiglia che guadagna trentamila euro annui paghi le stesse tasse del figlio di una persona che ne guadagna cinquantamila». L’intenzione è quella di far coincidere le fasce di reddito alle effettive disponibilità del nucleo familiare, auspicando un più attento controllo da parte dell’Ersu.
 
Unanime è il disappunto sulle novità che riguardano gli organi d’Ateneo, in particolare il Consiglio d’amministrazione: «Non siamo d’accordo sul fatto che il 40% dei consiglieri siano persone che non ricoprano un ruolo istituzionale in ambito accademico – sostengono i due rappresentanti – Temiamo l’ingerenza dei privati su questioni di pubblico interesse. Potrebbero portare avanti un progetto piuttosto che un altro, esclusivamente per tornaconto di pochi. L’ Ateneo per ottenere finanziamenti dovrebbe vendersi al miglior offerente… E  per di più il Ddl prevede un solo rappresentante degli studenti all’interno del consiglio: abbiamo sempre meno voce…».
 
E’ soprattutto il rappresentante di Lingue a mostrarsi più sensibile ai dibattiti e alle proteste per i tagli previsti dalla riforma:  «C’è scarsa partecipazione degli studenti sulle questioni che riguardano il nostro futuro – si lamenta Gobbi – e questo mi sembra assurdo». E conclude invitando i colleghi ad intervenire numerosi durante le assemblee, per  far sentire la propria voce, fare delle proposte, tenersi informati.  Il delegato di Scienze politiche torna invece sulla questione che ha visto la facoltà al centro di uno scandalo che avuto un’eco nazionale: «La mia Facoltà ha subito un grave danno d’immagine dopo il caso Rossitto», afferma amareggiato Tasinato. «Spero che, dopo aver  accertato le responsabilità del caso, si torni a parlare della nostra facoltà per le sue iniziative culturali e sociali».

Roberta Attardo

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