Rifiuti, stop ai due impianti più grandi in Sicilia Oltre 150 Comuni non potranno conferire l’umido

A Belpasso l’impianto di compostaggio che accoglie i rifiuti organici di un terzo dei siciliani è chiuso da una settimana. E ieri l’azienda che lo gestisce, la Raco srl, ha fatto sapere a tutti i Comuni coinvolti che lo sarà ancora per altri cinque giorni. Riapertura prevista il 14 novembre. Due giorni dopo, però, il 16, chiuderà un altro impianto per il compost, quello di Lentini, gestito dalla Sicula, il secondo più grande dell’isola. Per il primo si tratta di difficoltà nella gestione e di problemi ai macchinari, il secondo invece ha raggiunto il limite massimo autorizzato e l’Arpa ha dato due volte parere negativo all’ampliamento. Il risultato? Oltre 150 Comuni siciliani non raccolgono l’umido, o rischiano a breve di non poterlo fare.

Mentre la politica litiga all’Ars sulla riforma dei rifiuti presentata dal governo Musumeci, sui territori si continua a fare i conti con l’emergenza dettata dall’insufficienza di impianti. Per la frazione organica un problema cronico. Già lo scorso aprile, quando si ruppe ancora una volta l’impianto di Belpasso, per i sindaci dell’Agrigentino, del Trapanese e del Nisseno fu una tragedia. Allora come oggi l’umido rimane non raccolto, oppure viene abbancato in attesa di tempi migliori ma con enormi disagi ambientali, o ancora viene mischiato all’indifferenziato e portato in discarica. Facendo schizzare in alto il prezzo di conferimento.

Così ecco alzarsi il grido dei primi cittadini, come quello di Carini, Giovì Monteleone che denuncia il paradosso: «Siamo quasi al 65 per cento di differenziata, ma non ci sono gli impianti dove conferirla». A maggior ragione in Sicilia occidentale, dove la struttura più grande, la Sicilfert di Marsala, rimane sotto sequestro per gravi problemi ambientali.

Per migliorare la capacità complessiva di smaltimento dell’organico, la Regione ha puntato soprattutto sull’ampliamento degli impianti esistenti. Sono 13 in totale quelli funzionanti nell’isola (uno in più di aprile). Secondo il dipartimento all’Energia, Bellolampo – che serve solo la città di Palermo – e la struttura di Kalat Ambiente a Grammichele sono passati da 21mila a 27mila tonnellate all’anno. Mentre il problematico impianto di Raco a Belpasso è addirittura più che raddoppiato: da 66mila a 150mila tonnellate, 300 al giorno. Finendo, però, per non riuscire a gestire l’enorme afflusso (a volte anche molto sporco, con l’organico mischiato a materiali non idonei) e bloccarsi.

Così come è fermo l’ampliamento dell’impianto della Sicula Compost a Lentini. Dopo il doppio no dell’Arpa di Siracusa, l’azienda – parte dell’impero della famiglia Leonardi che gestisce anche l’omonima discarica – ha comunicato alla Regione e ai Comuni che dal 16 novembre, a fini cautelativi, chiuderà le porte, «in attesa di un chiarimento della regione in relazione alla capacità di trattamento dell’impianto». Dagli uffici di Palermo fanno sapere che la prossima settimana privato e Arpa verranno convocati allo stesso tavolo per provare a superare gli ostacoli. Nel frattempo, però, i Leonardi aggiungono un altro tassello nella loro galassia imprenditoriale: a gennaio entrerà in funzione un secondo impianto di compostaggio a Melilli, con una capacità di 45mila tonnellate all’anno, gestito sempre da Sicula Compost.

Si dovrà invece attendere ancora per la partenza degli impianti pubblici di Vittoria e Casteltermini. I due interventi rientrano tra i sei per cui il presidente Nello Musumeci ha ottenuto i poteri commissariali dal governo nazionale. Tuttavia la struttura agrigentina è ancora lontana dal bando per la realizzazione, mentre quella ragusana, che avrebbe dovuto vedere la luce entro il 2019 stando alle iniziali previsioni, potrebbe essere pronta solo a metà 2020. Dopo l’aggiudicazione della gara ad agosto, infatti, solo in questi giorni sono stati consegnati i lavori alla ditta. Tempi di realizzazione previsti: sei mesi a partire da ora.

Salvo Catalano

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