Cronaca

Rifiuti, stop a commissione verifica delle autorizzazioni Dopo Pierobon, il governo non ha rinnovato l’organismo

«Pierobon ha completato il mandato che gli avevo affidato». Lo scorso 24 febbraio, Nello Musumeci ha spiegato così la decisione di salutare l’assessore venuto dal Nord per provare a mettere ordine nel caos rifiuti. Alla porta, in realtà, Alberto Pierobon c’era già da qualche settimana. Tra la polemica per una giunta tutta al maschile e il timore di Musumeci di un ricorso al Tar in materia di quote rose e la comparsa all’orizzonte della futura campagna elettorale, da subito si è capito che di spazio per Pierobon alla Regione Siciliana non ce n’era più. Da allora a condurre l’assessorato di viale Campania 36, a Palermo, c’è Daniela Baglieri, alla quale è toccato da subito prendere le misure di un settore nuovo proprio nei mesi in cui, poco a poco, sono iniziati a comparire i primi segnali di una possibile altra crisi. Tra lo spazio sempre più carente a disposizione di Sicula Trasporti, le altre discariche che hanno accettato di farsi carico del surplus ma con moderazione e l’ipotesi di inviarli all’estero ferma al palo. Anche per il rimpallo tra le Srr e la Regione: le prime vorrebbero fosse la seconda a a prendere la questione in mano e il dipartimento Rifiuti, invece, ricorda che la legge prevede siano gli enti territoriali a occuparsi della gestione. La stessa legge per cui Pierobon ha presentato la proposta di riforma, ricevendo i ringraziamenti di Musumeci a porta socchiusa, ma che adesso all’Ars non si esclude possa essere semplicemente corretta.

In ogni caso, per quanto sia sfuggito tanto ai politici di ogni colore quanto all’opinione pubblica, Pierobon è stato sostituito in un momento in cui non tutto ciò che aveva iniziato era giunto a compimento. O per essere più precisi: le dimissioni chieste e ottenute da Musumeci hanno avuto anche un effetto indiretto. Che per chi ha lavorato accanto all’assessore se non può essere definito conseguenziale, di certo era in qualche modo prevedibile: la commissione che da tre mesi si stava occupando di esaminare le autorizzazioni in mano ai privati che gestiscono gli impianti di trattamento dei rifiuti, discariche comprese, ha rimesso il mandato. Un passo indietro sorto come messaggio di solidarietà ma a cui non è seguito nulla. Il governo regionale, infatti, non ha nominato alcun sostituto né proposto alcuna soluzione alternativa per dare prosecuzione a un lavoro che, secondo gli addetti ai lavori, avrebbe potuto portare a tanti spunti d’interesse. Forse anche qualche sorpresa. 

«Per quel che ne so, l’esperienza si è conclusa lì. Noi all’unanimità abbiamo deciso di dimetterci perché ci è sembrata la scelta più giusta, considerato che l’istituzione di questa commissione era stata dell’assessore Pierobon», spiega a MeridioNews Domenico Sole Greco, funzionario regionale in servizio a Siracusa che ha rivestito il ruolo di coordinatore dell’organismo. Proprio Sole Greco, nove giorni prima che il cambio Pierobon-Baglieri venisse ufficializzato, aveva chiesto all’assessore di prorogare l’incarico per ulteriori tre mesi a causa della mole di lavoro e delle difficoltà organizzative riscontrate. «Il principale problema è stato rappresentato dalle tempistiche per ottenere la documentazione tecnico-amministrativa per ogni singolo impianto», prosegue Sole Greco. Nel decreto che aveva istituito la commissione era stato specificato che bisognava valutare la legittimità delle procedure, anche per quanto riguardava gli atti propedeutici alle autorizzazioni. «Può sembrare strano nel 2021, ma parliamo il più delle volte di fascicoli cartacei che andavano scansionati e inviati – ammette il coordinatore -. E a ciò si è aggiunto il fatto che in quei mesi le limitazioni legate alla pandemia era ancora forti». Davanti alla selva di impianti, la commissione, di cui faceva parte anche l’ex comandante del Noe di Palermo, aveva scelto di partire dai più grandi. «Tra cui le discariche ovviamente», ammette il funzionario.

Scorrendo a ritroso le cronache, non si può dire che la volontà di fare luce sugli iter che in passato hanno portato la Regione a dare l’ok per aperture, ampliamenti e modifiche agli impianti sia dovuta alla meticolosità – tanto omaggiata, quanto sottovoce criticata – di Pierobon. Attorno agli impianti privati che gestiscono la spazzatura della Sicilia, nel corso degli anni, si sono addensate diverse nubi. E a indicarle, peraltro, è stato più volte lo stesso Nello Musumeci che, dal principio della propria legislatura, ha posto nella realizzazione degli impianti pubblici un passo fondamentale da compiere. Anche se finora di nastri tagliati se ne sono visti pochi. 

La questione delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione è finita al centro dell’inchiesta giudiziaria su Oikos, che ha portato alla condanna dell’imprenditore Mimmo Proto e del funzionario regionale Gianfranco Cannova. In quel caso a finire nel mirino è stato il rinnovo dell’Aia ottenuto dalla società. Dopo la sentenza di primo grado la Regione ha disposto di riesaminare la procedura che aveva portato alla nuova autorizzazione, un lavoro che lo scorso autunno ha portato la commissione tecnica-specialistica a porre in risalto una lunga serie di criticità. Nel caso della Sicula Trasporti, la società sequestrata ai fratelli Leonardi a seguito del blitz Mazzetta Sicula, il tema delle autorizzazioni riguarda soprattutto la richiesta, attualmente sul tavolo della Regione, di un maxi-ampliamento della discarica di Lentini. Anche in questo caso non mancano le criticità rilevata dalla Cts, che finora nei propri pareri ha sottolineato come l’impianto abbia operato derogando a diverse prescrizioni di legge, complice il regime d’emergenza che ha interessato per decenni la gestione della spazzatura in Sicilia. La stessa commissione, in queste settimane, si accinge a dare il parere definitivo. 

Sempre in tema di autorizzazioni, in questo caso per un impianto ancora da completare, MeridioNews ha dedicato un approfondimento al caso della Rem. La società, nel corso dell’iter procedimentale che ha portato a fine dell’anno scorso all’ok da parte dell’assessorato all’Ambiente guidato da Toto Cordaro, ha ricevuto due pareri sulla compatibilità ambientale. Molto simili tra loro, ma con il secondo – quello che poi ha inciso sullo sviluppo della pratica – che ha consentito all’impresa riconducibile agli imprenditori Emanuele Caruso e Daniela Pisasale di posticipare il momento in cui ottenere il nulla osta da parte della Srr, chiamata a esprimersi sulla compatibilità del progetto con il piano d’ambito. Un quarto esempio che ha interessato le cronache è quello che ha visto protagonista la ditta D’Angelo Vincenzo, che gestisce un impianto nel Trapanese. L’impresa, a novembre scorso, è stata costretta a chiudere i cancelli dopo che la Regione si è accorta che la stessa non aveva sottoposto a valutazione d’impatto ambientale il progetto riguardante le attività di gestione dei rifiuti. 

La lista delle verifiche affidate alla commissione nominata da Pierobon era molto più lunga. E probabilmente neanche i tre mesi di proroga disposti sarebbero stati sufficienti. Su ciò che invece si sarebbe potuto scoprire è difficile sbilanciarsi. O quantomeno una risposta per il momento non arriverà. «Poco dopo il mio insediamento – dichiara l’attuale assessora ai Rifiuti Daniela Baglieri a MeridioNews – ho incontrato i componenti della commissione, che mi hanno presentato una relazione in cui specificano le difficoltà incontrate nello svolgimento del lavoro. Su tutte la scarsa informatizzazione degli uffici e le conseguenti difficoltà nel reperire i documenti. Le dimissioni – continua Baglieri – le ho interpretate come un atto di garbo istituzionale, considerato che le nomine erano state fatte da chi mi ha preceduto. Nominare una nuova commissione? Ritengo che prima bisogna mettere mano alla digitalizzazione delle attività. Per questo ho dato incarico ai dirigenti generali di attivarsi in questa direzione».

Simone Olivelli

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