Rifiuti, scontro sulla differenziata all’8% L’assessore: «Tutta colpa dei cittadini»

«È fuor di dubbio che il bando con cui è stata appaltata la raccolta differenziata a Catania fosse inadeguato e superato  già al momento della sua aggiudicazione». La sincerità delle parole pronunciate ieri, durante l’assemblea cittadina sulla gestione dei rifiuti organizzata da Cittàinsieme, dall’assessore all’Ecologia e all’ambiente Claudio Torrisi lascerebbe di stucco se non fosse che quello che dice è dimostrato dalla bassa percentuale di raccolta differenziata raggiunta nel 2011 a Catania – solo la media dell’8,36 per cento – da disposizioni di leggi regionali, nazionali e comunitarie e da molteplici studi di esperti internazionali. Che il sistema di raccolta di prossimità con i cassonetti non è quello che può far risalire la città etnea dagli ultimi posti nelle classifiche sulle percentuali di differenziata è ormai evidente, ed è l’unico aspetto su cui l’assessore e i cittadini che riempivano la sala nella sede di via Sienasono d’accordo.

L’appalto affidato nel 2010 al raggruppamento d’imprese Ipi-Oikos per più di 150 milioni di euro, il percorso che oggi fanno i rifiuti appena usciti dalle case dei cittadini e le possibili alternative per cercare di migliorare una situazione che si basa su presupposti sbagliati, a detta persino dell’assessore competente, sono stati al centro di un incontro che voleva essere «informativo, propositivo e di confronto», come ha specificato il moderatore Fabio Viola di Cittàinsieme. Perché l’informazione del cittadino è fondamentale per una buona riuscita della raccolta e anche su questo sia la ditta che il Comune sono stati carenti. Molti catanesi non hanno ancora nemmeno ricevuto il kit di sacchetti e la brochure informativa sulle modalità di conferimento.Eppure per l’assessore la maggior parte della responsabilità dello scarso livello di differenziata è proprio degli abitanti del capoluogo etneo. «La differenziata la fanno i cittadini, la raccolta la fa il comune – dice – Se le persone non fanno la loro parte, non andiamo da nessuna parte». E tra le voci dei partecipanti all’assemblea, in parte offesi, in parte incazzati, afferma: «Lo sport del momento è il lancio dell’immondizia dal finestrino della macchina in corsa». Comincia così il rimbalzo delle colpe, che i membri di Cittainsieme, pur non negando il ruolo dei cittadini, attribuiscono alle scelte discutibili del Comune, a partire dall’appalto della gestione.

«Cosa curiosa, abbiamo affidato la raccolta differenziata a due ditte che gestiscono discariche. Il che ci fa nascere il sospetto che ci possa essere un minimo di conflitto di interesse», dice Luca Caldarella di Cittàinsieme giovani. Il contratto milionario prevede che l’obiettivo da raggiungere per il 2016 sia il 38 per cento di raccolta differenziata, una percentuale non in linea con le direttive dell’Unione europea. Per Torrisi è stato scelto «il male minore rispetto alla possibilità di ritirare il bando». Il male minore ha fatto sì che a Catania nel 2011 il Comune abbia pagato più di 16 milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Mentre ricavi per più di un milione di euro, incassato dalla raccolta differenziata a cui va sommato il contributo Conai, che varia in base alla tipologia di materiale differenziato, sono andati alla ditta aggiudicataria. Questo è il sistema che abbiamo e per l’assessore è inutile guardare a modelli ideali, bisogna concentrarsi sulle difficoltà.

Tra queste il problema causato dal costo del personale. Tra i dipendenti della ditta e quelli comunali si arriva a un organico di circa 800 persone. Un numero esagerato se si pensa che, dai dati ricavati dall’esperienza di altre città dove la differenziata funziona e da studi di settore, il rapporto dovrebbe essere di uno addetto ogni mille abitanti. «Visti i dipendenti si potrebbe fare la raccolta stanza per stanza e non porta a porta», fa notare Danilo Pulvirenti di Cittàinsieme e membro del Forum dell’Acqua bene comune, che ha illustrato il viaggio che fanno i rifiuti con il sistema attuale. L’organico zavorra è l’eredità delle vecchie gestioni, dice Torrisi, e da esso scaturisce «la follia della divisione della gestione della differenziata per il 75 per cento della città affidata alla ditta e per il 25 per cento lasciata al Comune. Una stortura nata dal fatto che il Comune ha un personale di circa 250 addetti che non può licenziare, che è sempre più vecchio e quindi inadeguato». Non si è capito bene cosa facciano effettivamente queste persone. Eppure, commentano dal pubblico, «Ci sarebbero tanti di quegli impieghi su cui farle lavorare che viene da chiedersi come mai non si riesce a farla bene questa raccolta». Per Torrisi la spiegazione è che «anche i dipendenti sono obsoleti come il sistema. E si fa fatica a gestirli perché sono abituati a lavorare male».

Per Mirko Viola, coordinatore di Cittàinsieme giovani il problema è che «L’attuale sistema si basa su una quasi totale deresponsabilizzazione del cittadino. Invece – aggiunge – dobbiamo cambiare filosofia: il cittadino deve diventare protagonista. Non voglio che Catania diventi come Napoli, per renderci conto che i rifiuti sono una risorsa». Per evitare che ciò avvenga, bisogna concentrasi sulle tre erre: Riduzione, riutilizzo e riciclo. E seguire le parole d’ordine suggerite da Paul Connett, ideatore della strategia Rifiuti zero: cultura, controllo e premi. Su tutti e tre i fronti Catania è messa male, dato il numero consistente di cittadini che non hanno ancora idea di cosa sia la differenziata, del perché bisogna farla e che andrebbero formati e anche sanzionati, e visti anche i soli quattro vigili urbani destinati al controllo ambientale e un tipo di tassazione, la Tarsu, che non ammette riduzioni tipiche di un sistema di raccolta premiante.

Da Cittàinsieme è arrivata anche una proposta all’amministrazione comunale con lo scopo di fare piccoli passi verso le soluzioni di questa complicata situazione. Quella di realizzare un centro di riuso –proprio per permettere che ciò che per una persona è un rifiuto possa diventare per qualcun altro un bene – all’interno di una delle quattro isole ecologiche di Catania. Nessuna delle quali è stata messa in funzione finora, nonostante da tempo si parli dell’imminente apertura della struttura di viale Tirreno. L’assessore attribuisce l’allungarsi dell’attesa all’Enel e assicura, per l’ennesima volta, che la situazione dovrebbe risolversi a breve.

Insomma, quello di ieri è stato un incontro ricco di analisi, spunti e riflessioni, durante il quale non sono mancati i momenti di scontro aperto tra i cittadini e l’assessore. Anzi, per la maggior parte del tempo è sembrato di assistere a una puntata di Uno contro tutti. Tanto che qualcuno in sala ha riconosciuto a Torrisi un certo coraggio per essersi reso disponibile al confronto in assemblea. Altri hanno fatto notare che questo è ciò che invece dovrebbe fare normalmente un politico. Cosa per niente scontata in una città come la nostra.

 

Agata Pasqualino

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