L’asse Pd-M5S in Aula tiene. La maggioranza pure. È un pomeriggio lento, quello di Sala d’Ercole, dove è finalmente iniziata la discussione generale sulla riforma dei rifiuti targata Alberto Pierobon. Dopo il voto con cui l’Aula ha respinto la richiesta formulata dal capogruppo del Movimento cinque stelle, Francesco Cappello, di un rinvio del testo in commissione Ambiente, è stata la volta della lunga introduzione del governatore Nello Musumeci.
Già nella seduta sui conti della Regione, infatti, il primo inquilino di Palazzo d’Orleans aveva promesso una maggiore presenza in Assemblea, così questo pomeriggio, a margine della seduta, ha incontrato i capigruppo di maggioranza per ascoltare le proposte e – soprattutto – serrare le fila. Confronto evidentemente positivo, a giudicare dalla presenza dei deputati di maggioranza in Aula.
Musumeci ha presentato all’Aula l’impianto della legge precisando che «questa riforma non è un vangelo, non è immutabile. Pensavo che il lungo esame in commissione fosse bastato a trovare una sintesi. Così non è stato, per questo mi ero permesso di invitare tutti i gruppi parlamentari a un confronto istituzionale che potesse essere preliminare al dibattito d’Aula, per abbreviare i tempi».
Insomma, ok al confronto, con una richiesta esplicita da parte del governo: che l’impianto non venga stravolto. «Ci auguriamo – ha aggiunto il governatore – che restino i nove Ambiti di natura pubblica e la parte che tutela i lavoratori, sia gli operatori che gli amministrativi». Rispetto ai contenuti della riforma, Musumeci ha aggiunto: «C’è da capire se vi è davvero la volontà di realizzare impianti pubblici in Sicilia: vogliamo sottrarre la gestione dei rifiuti al controllo totale da parte dei privati, che devono sì poter lavorare, ma sotto il costante controllo della Regione e con un adeguato bilanciamento con strutture pubbliche. Vogliamo tagliare le unghie alla criminalità organizzata che, è stato dimostrato, ha forti interessi nel settore. Questo è lo sfondo sul quale si costruisce la nostra riforma».
Critiche le opposizioni, che annunciano battaglia su ogni singolo articolo. Secondo il capogruppo del Misto, Claudio Fava, il governatore ha fatto un intervento «degno di un discorso di insediamento, pure dichiarazioni programmatiche, come se non avesse governato già per 24 mesi. Affermare che non si sono costruiti impianti pubblici per la lavorazione dei rifiuti solo per i ritardi accumulati dai precedenti governi è un modo svelto e furbo per tirarsi fuori dall’angolo. Tacendo che la proroga decennale alla Oikos di Proto e l’autorizzazione per espandere di 1,8 milioni di metri cubi gli impianti della Sicula Trasporti portano la firma di questo governo. Occorre un vero e serio piano dei rifiuti, non un disegno di legge che è solo una proposta di riorganizzazione della governance, incapace di entrare nel merito dei problemi, anzi del problema: la predominanza e la pervasività dei privati e dei loro business nel ciclo dei rifiuti in Sicilia».
Solleva il tema degli intermediatori il Pd Antonello Cracolici, che in Aula ha denunciato che in Sicilia negli ultimi anni «si è diffusa una nuova figura nell’ambito del sistema dei rifiuti, quella dell’intermediatore. Sono persone che, per conto degli impianti privati, operano nello spazio compreso fra la domanda e l’offerta. Agiscono “come se fossero” un’autorità pubblica, sono quelli che decidono “tu sì, tu no”. È su questi aspetti che dovrebbe intervenire la riforma».
Secco anche il pentastellato ex presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino, che riprende nel suo lungo intervento quanto annunciato già in conferenza stampa e chiede nuovamente che si separino le sorti della riforma da quelle del piano rifiuti. L’Aula è stata rinviata a domani alle 16 con l’esame dei primi cinque articoli della riforma.
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