Varata da Sala dErcole la legge che dovrebbe riformare la gestione dei rifiuti in Sicilia. Il condizionale e le virgolette sulla parola riformare sono dobbligo, perché questa legge non sembra il massimo e rischia di scatenare il’viva Maria’ nei Comuni nell’Isola.
Di questo provvedimento abbiamo già scritto qualche giorno fa, quando è stato approvato dalla commissione Bilancio e Finanze dellArs. Da ieri è legge regionale. Al di là del giudizio sulla nuova società che si dovrà andare a creare, al di là del giudizio sulla soppressione degli Ato rifiuti, resta una grande ingiustizia che peserà – e molto – sulle tasche dei siciliani. (a destra, gli effetti della nuova legge sulle tasche dei siciliani, foto tratta da studentiper.it)
Gli Ato rifiuti (sigla che sta per Ambiti territoriali ottimali), società tra Comuni volute da una legge regionale dei primi anni del 2000, hanno accumulato un debito superiore a un miliardo e 300 milioni di euro. Ci si sarebbe aspettati, da parte del Parlamento siciliano, un’analisi dettagliata sulle responsabilità di questi debiti. Anche per capire se chi dovrà incassare questa montagna di soldi (tra questi ci sono anche imprenditori privati dellimmondizia) è legittimato a metterseli in tasca.
Nulla di tutto questo è stato fato. LAssemblea regionale siciliana, bontà sua, ha messo una pietra sopra questa incredibile vicenda fatta di assunzioni facili e di accordi-capestro che hanno incaprettato finanziariamente centinaia di Comuni i siciliani.
E bene informare i nostri lettori che questa legge approvata dallArs colpirà le tasche dei cittadini siciliani. Saranno i siciliani – direttamente e indirettamente – a pagare il conto dello sfascio finanziario degli Ato rifiuti. Questo avverrà attraverso due semplici meccanismi.
In primo luogo, una parte de fondi che la Regione, ogni anno, destina ai Comuni dellIsola verrà trattenuta alla fonte per pagare i debiti accumulati dagli Ato rifiuti. E questo è già di per sé ingiusto, perché i Comuni, proprio grazie alla gestione dissennata dei rifiuti che gli è stata imposta nei primi anni del 2000 dalla Regione, hanno accumulato debiti, in alcuni casi ingenti. Ora, fare pagare ai Comuni – e quindi indirettamente ai cittadini – un errore commesso dalla Regione non è il massimo!
Ai cittadini, in pratica, grazie al prelievo che verrà effettuato alla fonte sul fondo regionale per le Autonomia locali, verranno a mancare servizi (per non parlare di quei Comuni che potrebbero fallire se non riusciranno a pagare i dipendenti che la stessa Regione gli ha fatto assumere).
Ci sarà, poi, un ulteriore prelievo diretto dalle tasche dei cittadini siciliani. Molti Comuni dellIsola – quasi tutti, secondo noi – saranno costretti ad aumentare la tassa sui rifiuti. Così – non tra dieci anni, ma a partire dal prossimo anno, se non prima – i siciliani si ritroveranno a pagare le tasse del Governo Monti (in alcuni casi impossibili come lImu) e a pagare la tassa comunale sui rifiuti maggiorata.
Il paradosso sta nel fatto che, quando entrò in vigore la riforma degli Ato rifiuti, molti Sindaci siciliani non ne volevano sapere di aderire agli Ato. E avevano ragione, perché – ad esempio – se a loro il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti (peraltro ben gestito) costava cento, avevano capito che con gli Ato gli sarebbe costato il doppio (se non di più). Cosa che, in molti casi, si è puntualmente verificata (specialmente là dove i Comuni sono stato costretti a conferire i rifiuti nelle discariche gestite da privati).
Sull’approvazione di questa riforma intervengono i parlamentari del Pdl Vincenzo Vinciullo e Marco Falcone. Con questa nuova legge – dicono i due parlamentari – si fissano i termini certi per la definitiva liquidazione dei 27 Ato, si accelerano le procedure per la costituzione delle nuove società di gestione e si definisce un piano di rientro delle posizioni debitorie dei Comuni.
I due deputati, ovviamente, non spiegano chi pagherà il conto per il rientro delle posizioni debitorie dei Comuni. Ve lo abbiamo detto noi: gli ignari e sempre più tartassati contribuenti siciliani. Tra laltro, non si capisce perché, dopo la disastrosa esperienza delle società dambito tra i Comuni il Legislatore siciliano insista ancora con la costituzione di nuove società di gestione.
Non sarebbero stati più logici – soprattutto in tempi di spending review – dei semplici consorzi tra Comuni a costo zero? Perché costituire nuove società? Per nominare nuovi presidenti e nuovi consigli di amministrazione? Da pagare con quali soldi? Con quelli dei cittadini?
LAula torna a riunirsi oggi. Allordine del giorno cè lassestamento tecnico. Tre le nome di un certo peso. Prima normaa: i fondi per le isole minori (navi Ro.Ro e interventi pe ri dissalatori di Lipari e Ustica). Seconda norma: interventi in favore dellAst, lAzenda trasporti siciliani, che viaggia con un deficit di circa 100 milioni di debiti (una consistente parte di questi debiti dovrebbe essere pagata dai Comuni che, come già detto, non hanno soldi). Terza norma: stanziamento di 13 milioni di euro per il fondo unico regionale per i precari.
In questo caso si tratta delle risorse che servono ai Comuni – sempre loro – per pagare il personale precario che, fino ad oggi, è sempre stato pagato dalla Regione. Con questo intervento, bene che vada, i Comuni potranno pagare i precari fino a dicembre. E poi? Un gran casino. Per due motivi: perché ci sarano problemi giuridici per il rinnovo di questi contratti e perché nessuno sa dove prendere i soldi per pagarli a partire dal gennaio del prossimo anno.
Oltre allassestamento tecnico cè anche il disegno di legge numero 900, ovvero la riproposizione delle norme che sono state stralciate lo scorso aprile in occasione dellapprovazione della manovra finanziaria.
La previsione era quella di una legge a costo zero. L’imperfetto è d’obbligo perché, a quanto si racconta, qualcosa (in termini di spesa) sarebbe già stata messa nel conto. Così come non si esclude che lAula possa provare a far passare anche qualche norma già impugnata lo scorso aprile dal commissario dello Stato. Vedremo.
Sempre oggi Sala dErcole dovrebbe misurarsi con il già citato spending review. sarà, con molta probabilità, un gioco delle parti. Forse lunico che vuole approvare questo provvedikento è lassessore allEconomia, Gaetano Armao, spinto dal presidente Raffaele Lombardo che – si suppone – avrebbe promesso lapprovazione di questo provvedimento al capo del Governo del nostro Paese, Mario Monti.
Ovviamente, tutti i parlamentari, in vista delle elezioni regionali ormai imminenti, non ne vogliono sapere di effettuare tali. Soprattutto a carico del personale (cioè degli elettori). Come finirà?
Con molta probabilità, lAula chiederà un approfondito approfondimento, concedendo qualche innocua briciola di riforma allaccoppiata Lombardo-Armao. Lasciando in eredità alla nuova Assemblea regionale siciliana un compito così importante e così pregnante…
Dai toni ‘gozzaniani’ l’intervento – proprio sull’improbabile spending review – del capogruppo dell’Mpa all’Ars, Nicola D’Agostino (foto a sinistra): Siamo da tempo rassegnati ai comportamenti equivoci di un certo sindacalismo che ha fatto della doppiezza la sua linea di condotta, ma leggere le parole di Caracausi e Montera, colleghi di Bernava, sulla spending review proposta dallassessore Armao ci lascia davvero a bocca aperta”.
D’Agostino se la pende con Gigi Caracausi e Paolo Montera, eminenti esponenti della Cisl siciliana che, a suo dire, i risparmi li vorrebbero a parole, ma non nei fatti. “Ma come? – si chiede D’Agostino – A Roma la Cisl propugna risparmi, invoca morigeratezza, denuncia sprechi, chiede tagli, e poi lo stesso sindacato in Sicilia si lascia prendere dalla paura di scontentare qualche associato? Non dovrebbero essere i politici e chi governa ad aver questo timore?”.
“Questa è la prova dellipocrisia sindacale – conclude un D’Agostino che ricorda un po’ il noto soldato giapponese che pensava che laa guerra no fosse finita… – portata ai massimi livelli, il cerchiobottismo e la retorica annessa non sono più prerogativa della politica, ma diventano oggi esclusiva della Cisl.
Eh sì, sono proprio finiti i tempi in cui il Governo regionale e la Cisl siciliana cercavano, insieme, accordi sulla stabilizzazione dei precari con l’ufficio del commissario dello Stato. E dire che sono passati appena sette mesi…
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