A Catania non si differenzia e il rischio è di ricevere a breve sanzioni – con aumenti delle tasse anche del 20 per cento – molto pesanti che ricadranno inevitabilmente sulle tasche dei cittadini. A lanciare l’allarme è l’associazione Cittàinsieme. «La percentuale di raccolta differenziata è ferma all’otto per cento relativamente alla parte di territorio direttamente gestita dal Comune di Catania, mentre si attesta al 14 per cento la parte gestita in appalto dalle ditte Ipi-Oikos», scrivono i responsabili dell’associazione. La raccolta nel capoluogo etneo è dunque bloccata alla media del dodici per cento, ben lontana dal 65 da raggiungere obbligatoriamente entro il 2015, e la discarica cittadina di Grotte san Giorgio è in via di esaurimento. Secondo i dati, raccolti in un dossier, ogni catanese ha prodotto nel 2011 780 chili di rifiuti contro una media nazionale di 500. Un dato preoccupante che dal 2006 è in costante aumento.
Assemblea cittadina sulla gestione dei Rifiuti a Catania from CittàInsieme La Società Civile di Catania
La situazione è quindi in stallo, ferma agli stessi livelli del marzo 2012, quando l’ex assessore al ramo Claudio Torrisi aveva affermato: «È fuor di dubbio che il bando con cui è stata appaltata la raccolta differenziata a Catania fosse inadeguato e superato già al momento della sua aggiudicazione». La stessa tesi sostenuta dai membri di Cittàinsieme, quindi, ma l’ex responsabile del settore ecologico aveva attribuito la maggior parte della colpa ai cittadini: «La differenziata la fanno i cittadini, la raccolta la fa il Comune». Però la colpa, secondo Cittàinsieme, non è solo dei catanesi – accusati da Torrisi si dedicarsi alla disciplina non olimpica del «lancio dellimmondizia dal finestrino della macchina in corsa» – le cause sono anche altre. A cominciare dalla permanenza dei cassonetti: «E’ scientificamente dimostrato che un sistema di raccolta dei rifiuti basato sul cassonetto non consente di raggiungere quote apprezzabili di differenziata – spiegano – Soltanto il porta-a-porta rende possibili percentuali di raccolta differenziata prossime al cento per cento (tutti i paesi dellhinterland lhanno capito da tempo)».
Un altro punto debole del sistema, oltre alle criticità rilevate dallo stesso ex assessore, è lo squilibrio dei costi sostenuti da Comune e ditta appaltatrice. Troppi quelli a carico dell’amministrazione. Troppo pochi quelli spettanti alla Ipi-Oikos. Inoltre, «il regolamento comunale per la disciplina dei servizi di gestione dei rifiuti urbani risale al 2000 e non è più adatto a far fronte alla nuova visione dei rifiuti concepiti come una risorsa economica, anziché uno scarto da smaltire. Le isole ecologiche, quelle aperte, stentano a decollare. La discarica è a rischio esaurimento, secondo gli esperti». Prevedibile è dunque il ricorso a quelle limitrofe, a cominciare da quella in contrada Tiritì nel Comune di Motta Sant’Anastasia e di proprietà della stessa Oikos spa.
A breve la Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi) sostituirà la vecchia Tarsu. E assieme il cambio di nome, i catanesi rischiano di vedere lievitare l’ammontare degli importi. «Nel 2015, finalmente, dovrà essere introdotto un nuovo, serio, sistema di gestione dei rifiuti. Speriamo non sia troppo tardi».
[Foto di alkimista85]
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