«Misure per favorire l’incremento della raccolta differenziata in Sicilia». È questo il titolo dell’interrogazione presentata oggi dal deputato nazionale del M5s Adriano Varrica al Ministero dell’Ambiente. Ma in realtà l’obiettivo del deputato pentastellato è, ancora una volta, Palermo. E ciò avviene proprio nel giorno delle polemiche che hanno investito Rap e Comune. Negli scorsi giorni la municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti ha diffuso sul proprio sito un bando di gara per «un servizio sperimentale di ritiro degli imballaggi in vetro» presso il quartiere Settecannoli. La scelta di affidarsi ai privati viene però smentita con una nota congiunta dall’assessore all’ambiente Giusto Catania e dall’amministratore unico di Rap Giuseppe Norata. I quali precisano che «rispetto ad alcuni servizi che sono oggi onerosi per l’azienda, si è scelto di affidarli tramite appalto esterno, cosa ben diversa dalla privatizzazione, e ciò a tutela della qualità dei servizi e dei lavoratori. Tali affidamenti sperimentali infatti non comporteranno un costo per l’azienda e allo stesso tempo permetteranno un migliore impiego delle risorse umane e di mezzi disponibili».
Rap e Comune, insomma, ribadiscono che «su precisa indicazione dell’amministrazione e del sindaco, nessuna privatizzazione di servizi è prevista e questo fin quando almeno finché sarà in carica questa amministrazione». In ogni caso anche questo affidamento esterno rientra all’interno del progetto Palermo Differenzia 2. Quello che però doveva essere il secondo e decisivo passo della città verso un’efficiente raccolta differenziata si è rivelato un mezzo passo falso. «Nel dicembre 2013 è stato stilato il protocollo Palermo Differenzia 2 – ricorda Varrica – che doveva servire a incrementare la raccolta differenziata in città. A distanza di sei anni però solo tre degli step previsti dal progetto sono stati avviati. Servendo appena la metà dei 138mila abitanti previsti inizialmente e nonostante il finanziamento sia già stato erogato. Il Comune di Palermo ad oggi non ha adempiuto agli obblighi previsti da tale protocollo, tra cui l’istituzione di accertatori ambientali e l’aggiornamento del regolamento comunale sui rifiuti. Questo ha comportato una differenziata al palo, al 16 per cento (secondo gli ultimi dati del Comune, in realtà, si sarebbe arrivati al 21 per cento …ndr), con la discarica di Bellolampo che è satura. Mentre nei prossimi tre mesi potrebbe scattare un’emergenza sanitaria diffusa in tutta la città».
Ecco perché Varrica si rivolge direttamente al ministero dell’Ambiente, chiedendo l’attivazione di un piano che coinvolga Comune, ex provincia e Regione «per monitorare le azioni e superare le eventuali criticità». Dal governo nazionale arriva la conferma della volontà di istituire un tavolo con tutti gli enti coinvolti. «Senza le città di Palermo e Catania la Regione – è la risposta del governo – arriverebbe al 45 per cento di differenziata. Per la settima vasca presso la piattaforma impiantistica di Bellolampo il commissario di aver avviato il primo febbraio la procedura per l’affidamento dei servizi di ingegneria per la realizzazione del progetto esecutivo».
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