Messa da parte la parola emergenza, come ribadito nei giorni scorsi da Alberto Pierobon, il sistema dei rifiuti in Sicilia continua a vivere la propria fase di transizione. Un percorso lento, a volte talmente tanto da chiedersi se, al netto delle dichiarazioni di intenti, in realtà non si tratti di un nuovo stallo. Con il piano regionale di gestione che ancora non è stato battezzato e la riforma di settore che da un anno sosta pigramente all’Ars, nei territori ci si chiede verso che direzione si andrà. Stamattina a Catania si è tenuta una riunione – a cui hanno preso parte i presidenti delle Srr della provincia, l’assessore regionale e il dirigente generale Calogero Foti – per fare il punto. Soprattutto sul fronte della gestione politica e amministrativa.
La riforma voluta dal governo Musumeci punta a ridefinire gli ambiti e, di conseguenza, rimettere mano alle governance locali. La proposta, che è stata criticata dalle opposizioni – M5s in testa – come ormai risaputo, prevede la fusione delle Srr in nuove Autorità d’ambito (Ada). Queste ultime dovrebbero coincidere con i territori provinciali, comportando così una sostanziale riduzione degli enti e un aumento delle aree da gestire. Le Ada, così come le Srr oggi, dovranno occuparsi di pianificare il servizio di raccolta con gare d’appalto d’ambito ma anche dell’impiantistica pubblica. Ovvero, uno degli obiettivi che il governo regionale ha dichiarato di volere raggiungere con l’intento di creare alternative ai privati che, negli ultimi anni, hanno dimostrato in più di un caso di potersi trasformare in un problema anziché rappresentare una soluzione.
Sul fronte dell’impiantistica pubblica, negli ultimi mesi nel Catanese qualche passo avanti è stato fatto: la Srr Catania Nord, che raggruppa una quindicina di Comuni, ha presentato il progetto per la realizzazione di una piattaforma di trattamento, comprensiva di discarica, nel territorio di Randazzo, mentre la Srr Catania Città Metropolitana attende di vedere progredire i propri progetti per il trattamento dei rifiuti organici. Tra i quesiti posti oggi a Pierobon c’è anche quello riguardante i possibili riflessi che la riforma potrebbe avere sul lavoro che, dopo un rodaggio di quasi un decennio, le società di regolamentazione dei rifiuti hanno iniziato a fare. La revisione degli ambiti territoriali potrebbe in qualche modo vanificare la pianificazione delle Srr? Per il governo il rischio non si corre e l’indirizzo è quello di continuare a darsi da fare con la promessa che i frutti saranno raccolti anche a riforma approvata.
Tra le questioni al centro dell’attenzione c’è anche il caso della Srr Kalat Ambiente, che da anni rappresenta un esempio virtuoso di gestione del settore nell’area calatina. In tal senso, la preoccupazione è quella di fare in modo che l’eventuale fusione con gli altri enti non faccia compiere passi indietro. A riguardo, per Kalat e altri casi simili si starebbe lavorando a una soluzione che possa garantire un livello di autonomia, ma per i dettagli è ancora presto senza contare le possibili modifiche che potrebbero essere apportate al disegno di legge. Un altro tema, stavolta di interesse di tutti, è quello riguardante il futuro del personale amministrativo che attualmente lavora nelle Srr. Potranno migrare nelle Ada anche senza indizione di un concorso, considerando che i nuovi enti dovrebbero essere società di diritto pubblico? Anche in questo caso il governo Musumeci è convinto che intoppi non dovrebbero essercene, grazie alla scelta della fusione.
Intanto, sul fronte impiantistica la Regione ha intenzione di costituire un tavolo tecnico permanente. Il gruppo di lavoro sarà costituito da un rappresentante del dipartimento ai Rifiuti, uno del dipartimento Territorio, uno dell’Arpa, più due rappresentanti delle Srr, provenienti dalle aree orientale e occidentale dell’isola. «Ove condivisa l’iniziativa, al fine di attivare la proposta, si chiede di comunicare i nominativi», si legge in una comunicazione firmata dal dirigente generale Foti.
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