Sedicimila euro di sanzioni emesse solo per il mese di settembre. A fronte dei 3600 euro che erano stati calcolati per il trimestre che va da giugno ad agosto. Il nuovo pagamento emesso dal Comune di Catania nei confronti del raggruppamento d’imprese composto dalle ditte Senesi ed Ecocar è molto diverso dai precedenti: nel documento, pubblicato qualche giorno fa tra gli atti amministrativi di Palazzo degli elefanti, la cifra da scomputare per i disservizi legati alla raccolta dei rifiuti nel capoluogo etneo è la più alta dall’inizio del contratto. Perché, come raccontato da MeridioNews, fino a questo momento erano state comminate sanzioni uguali e costanti, di mese in mese: sempre – e solo – 1200 euro. «Gli uffici hanno avviato un’istruttoria interna, a seguito della quale, per il solo mese di settembre 2017, sono stati rilevati e segnalati al raggruppamento circa 16mila euro da pagare per disservizi», spiegava in quei giorni il direttore del servizio Ecologia del Comune di Catania, Leonardo Musumeci. Il dirigente affidava a una nota diffusa dall’ufficio stampa la risposta al movimento Catania bene comune, che commentava l’esiguo ammontare delle sanzioni emesse.
Adesso, con un documento datato 20 novembre 2017, le penali erogate quasi si quintuplicano. Sempre per disservizi legati all’articolo 21 del capitolato speciale d’appalto. Quello cioè che descrive cosa accade quando i disservizi segnalati dai sorveglianti comunali non vengono risolti nelle otto ore successive alla notifica. Disservizi come strade parzialmente spazzate, cumuli di rifiuti non raccolti, cassonetti non lavati. Tutte questioni con le quali i cittadini fanno i conti quotidianamente e che erano state notate anche dal sindaco Enzo Bianco in persona. Il primo cittadino, durante un sopralluogo notturno a sorpresa a fine ottobre, aveva fatto emettere un comunicato stampa nel quale si parlava di una città che «non viene pulita come dovrebbe». Annunciando un giro di vite.
Poco più di un mese dopo, la nuova tornata di sanzioni. Seguita al colpo inferto dalla magistratura a una delle imprese del raggruppamento temporaneo titolare del mini-appalto per il Comune di Catania. Il 28 novembre, a seguito del blitz legato all’inchiesta Gorgoni, le forze dell’ordine mettono i sigilli alla Senesi. Il legale rappresentante, Rodolfo Briganti, è accusato di corruzione: secondo gli inquirenti, avrebbe lavorato ai fianchi dell’amministrazione del Comune di Aci Catena – in cui la sua società si occupava della raccolta della spazzatura – affinché annullasse le sanzioni per i disservizi segnalati. In quel caso, le cifre per il mancato espletamento del servizio erano molto più alte di quelle delle quali si parla a proposito di Palazzo degli elefanti: oltre centomila euro, che – per i magistrati – Briganti avrebbe voluto che l’allora sindaco Ascenzio Maesano facesse cancellare.
Adesso, dopo il blitz, a controllare l’azienda è un amministratore giudiziario. Diventato così l’interlocutore del Comune di Catania per l’igiene urbana in città. Sarà lui, se le cose non dovessero cambiare nei prossimi mesi, a vedersi piovere dall’alto la vera scure delle eventuali multe a Senesi ed Eco.Car: quelle per il mancato raggiungimento delle quote minime di raccolta differenziata. «Che dovranno essere applicate per i primi sei mesi d’appalto», diceva sempre all’epoca il direttore Musumeci. Controllando nel capitolato speciale legato a questo servizio, le quote da versare sono piuttosto chiare: «Trentacinquemila euro per ogni punto di percentuale in difetto rispetto agli obiettivi». Cioè del 10 per cento di raccolta differenziata nel primo trimestre di attività, del 15 per cento nel secondo trimestre, del 25 per cento dal secondo trimestre in poi. Numeri lontanissimi da quelli catanesi disponibili fino all’inizio dell’era Sen.Eco: secondo i dati diffusi dall’ufficio Ecologia e pubblicati da questa testata all’inizio di settembre, a maggio – cioè quando le due aziende prendono servizio – a Catania si differenziava l’8,52 per cento della spazzatura.
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