«Ci stiamo mangiando il partito, ci stanno mangiando il partito», urla Nino Di Guardo, sindaco di Misterbianco e volto storico di quello che, negli anni, da Pci è diventato il Partito Democratico. Un partito la cui crisi, oggi, sembrerebbe avere un nome e un volto: quello di Rosario Crocetta, il cui percorso politico è causa di forti preoccupazioni all’interno di un partito «che governa in Sicilia senza nemmeno avere un suo assessore», come spiega il sindaco, che vive un momento di forte contrasto con il governo regionale per la vicenda della discarica Tiritì. Il suo sfogo non è l’unico dentro a una gremita sala dell’Hotel Excelsior di Catania, nel corso dell’assemblea catanese di Rifaypd. Il nome – che si rifà ad Occupy Pd – della corrente riformista nata lo scorso maggio per volere del parlamentare regionale Antonello Cracolici, conta anche le adesioni di Concetta Raia, anche lei deputata dell’Asemblea regionale, e Luisa Albanella, parlamentare nazionale. Ieri, alla presenza di sindaci e presidenti di circolo etnei, a poco più di una settimana da una assemblea plenaria del movimento politico Il Megafono che ha avuto i connotati della convention di partito, così quello che ufficialmente è solo un circolo online rivela il suo motivo d’essere, Rifaypd vuole contrastare la nascita di nuovo partito di Rosario Crocetta, e il tutto prima del congresso del Pd che si terrà tra pochi mesi.
«Se Crocetta pensa che il Megafono sara il suo partito del futuro tanti auguri. Ma il Pd è altro», afferma senza mezzi termini Cracolici, al termine di una assemblea che ha cercato di analizzare le soluzioni a una crisi sempre più evidente del partito, schiacciato in Sicilia dal carisma del ex sindaco di Gela. «Crocetta non può pensare di essere un uomo solo al comando, se vuole far finire la mangiugghia, come dice lui, dobbiamo partire dalle iscrizioni al partito: convincete le persone a iscriversi, perché al congresso si arrivi con una forte appartenenza, senza doppie tessere», propone Angelo Villari, segretario provinciale della Cgil e membro del circolo Pd di Mascalucia, sintetizzando le posizioni di molti degli intervenuti. Perché la tessera del partito «deve essere unica, senza doppie iscrizioni e confluenza verso altri progetti», spiega Concetta Raia, anche lei con chiaro riferimento al Megafono. «Se non si è coerenti con l’unità del partito non si può fare strada insieme» ribadisce Luisa Albanella, che chiama i presenti «compagni», e sogna «un governo nazionale incentrato su lavoro e giustizia sociale.
Puntano alla concretezza invece gli interventi di Franco Tambone, sindaco di Scordia, e di Giuseppe Glorioso, sindaco di Biancavilla. Per entrambi, il segreto per una buona amministrazione è un «partito forte, che risponda alle richieste dei cittadini». Perché, come sottolinea Glorioso, «un sindaco senza partito è solo un burocrate». Ma la sintesi migliore sullo stato di un partito, formalmente forte e vincente sia in Sicilia che in Italia, viene dal giovane Luca Tasinato, del circolo Pd di Tremestieri etneo. «Se non riusciamo a dare risposte ai cittadini ora che siamo al governo delle Città della regione e del Paese, quando e del potremmo dare? Dobbiamo ripartire dai circoli», conclude il giovane militante democratico
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