Riduzione del 50 per cento dell’orario di lavoro, contratti di solidarietà e l’indisponibilità del gruppo Ciancio ad avviare un concreto e costruttivo negoziato. I sindacati si mettono sul piede di guerra denunciando la mancanza di dialogo con il noto editore catanese sul rischio licenziamenti a Telecolor.
Se le indiscrezioni dovessero essere confermate, Antenna Sicilia, prima emittente regionale per ascolti e Telecolor, terza dopo la Rai, entrambe del gruppo Ciancio, dovrebbero avere un telegiornale a reti unificate e un’unica regia giornalistica: quella di Michela Giuffrida, ex direttore di Telecolor che recentemente ha assunto la direzione di Antenna Sicilia.
La sua promozione ai piani alti del viale Odorico da Pordenone rappresenta l’unico dato certo di questa fase di transizione che separa il licenziamento di massa della vecchia redazione, avvenuto nel 2006, dalla nuova mannaia che potrebbe cadere sulle teste di decine e decine di professionisti entro l’estate.
La motivazione ufficiale del nuovo giro di vite su giornalisti e tecnici, da parte del gruppo Ciancio, è quella della crisi economica scaturita dal passaggio al digitale terrestre, crisi annunciata da un filmato che da mesi viene proiettato su tutte le emittenti regionali attaccando il governo Lombardo, disattento nel passaggio al digitale terrestre.
Il Caso Catania. Per comprendere il dramma che stanno vivendo giornalisti, tecnici e dipendenti di Telecolor è necessario prestare attenzione al contesto catanese. Telecolor non è in vendita, Mario Ciancio non può rischiare di avere sul mercato un’emittente alternativa ad Antenna Sicilia che potrebbe fare concorrenza. Un’emittente che è già terza per ascolti a livello regionale e che, fuori dalla cappa del monopolio catanese, potrebbe dare il via a una nuova primavera dell’informazione, preferendo magari le inchieste agli inchini, come hanno dimostrato di saper fare le decine di dipendenti che adesso rischiano il posto. Solo che le aziende non si alimentano con le belle parole, ma con i soldi e a Catania non ci sono imprenditori che oserebbero acquistare Telecolor e investire nel settore dominato da Mario Ciancio.
Ecco perché sostanzialmente Cgil e Cisl prendono atto del fatto che non ci sono margini di trattativa nella nuova vertenza in corso e che non ci sono prospettive: Telecolor rischia di finire imbalsamata. Non può essere soppressa, non può essere venduta, deve essere tenuta in vita per proiettare un unico telegiornale e al massimo preparare qualche speciale, possibilmente redazionale.
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[Foto di Telecolor]
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