Ricettività e Spa, il faro del Plemmirio diventa resort Ambientalisti: «È la fine del sogno dell’area protetta»

Banqueting, congressi, ricettività e Spa, eventi da palcoscenico sul mare: è questo il futuro del faro siracusano di Capo Murro di Porco, nella penisola della Maddalena, che è stato affidato a Sebastian Cortesevincitore del bando Valore Paese-Fari dell’Agenzia del demanio, col progetto Beacon Hope-Lanterna di Speranza. «È una proposta – dice a MeridioNews – concepita per offrire agli ospiti che soggiorneranno al faro, ai clienti che fruiranno della ristorazione e alla collettività che parteciperà agli eventi socioculturali, un’esperienza unica nel rinnovamento di una memoria ritrovata». Uno scenario che non piace agli ambientalisti che vedono nel progetto la pietra tombale sull’istituzione della riserva naturaleobiettivo che stava a cuore anche al mito dell’apnea Enzo Maiorca, recentemente scomparso. 

La struttura, come previsto dal bando, non subirà modifiche dell’impianto originario, solo una ristrutturazione con adeguamento delle tramezzature interne e conterà 16 posti letto. L’obiettivo del giovane siracusano è restituire un simbolo dell’identità locale alla cittadinanza, «recuperando lo splendore del monumento». Attività ludiche e didattiche accessibili anche ai disabili ed eventi dedicati, di carattere talassoterapico e naturalistico, avranno il compito di far diventare il faro un punto di riferimento per chiunque.

Il progetto, che sarà finanziato da capitali privati, non piace agli ambientalisti: «Andrebbe a snaturare uno dei luoghi simbolo del Siracusano, ipotecando negativamente lo stesso futuro dell’area protetta. Il faro – si legge in una nota di Sos Siracusa – risulta incluso nella zona A della istituenda riserva naturale Capo Murro di Porco e penisola della Maddalena, e come tale sottoposto alle norme di salvaguardia che consentono esclusivamente la prosecuzione delle attività agro-silvopastorali compatibili con la tipologia di riserva proposta e interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Appare evidente che nessuno degli enti preposti (assessorato al Territorio e Ambiente e amministrazione comunale) possono autorizzare un progetto che, per come è stato presentato, implica un’evidente modifica della destinazione d’uso dell’immobile e uno stravolgimento definitivo (anche se camuffato da strutture sedicenti precarie) dell’area circostante». 

Cortese replica sottolineando che «la progettazione architettonica rileva in ogni scelta progettuale i principi essenziali di salvaguardia del paesaggio, del suolo, delle caratteristiche geomorfologiche e di valorizzazione dell’heritage». Tutti i livelli sarebbero stati studiati per garantire l’attuale linea di vista verso l’orizzonte e verrebbero rispettati i vincoli di tutela paesaggistico-architettonici vigenti: «Tutte le strutture esterne, leggere e rimovibili, inclusi eventuali gazebo, saranno sopraelevate per non intaccare e tutelare il suolo, al fine di consentire il miglioramento della percorribilità esterna ed interna. La vegetazione sarà protetta da aree verdi a tutela della flora locale». Il progetto sarà infine sottoposto agli enti competenti in materia di tutela ambientale. «Non faremo nessuna discoteca», aggiunge Cortese rispondendo a distanza a chi,tra gli ambientalisti, avanzava queste perplessità.

Sos Siracusa, riferendosi al bando Valore Paese-Fari, ha posto alcuni interrogativi sui «criteri utilizzati nella scelta dei progetti. Nel Sito d’Interesse Comunitario – aggiunge il comitato – ricadono ben tre habitat di interesse prioritario che non ammettono progetti con esclusivo interesse privato o pubblico non rilevante. È altrettanto incompatibile la proposta con la previsione del Piano Territoriale Paesaggistico che assegna alla zona il livello di tutela 3 e con la destinazione a verde naturalistico del vigente Piano regolatore generale». 

Danilo Daquino

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