Ricercatori: stop alle lezioni?

È tempo di protesta per i ricercatori dell’ateneo di Catania che, allarmati da quella che definiscono una «strategia di disconoscimento» ad opera del D.D.L. Gelmini Atto n◦ 1905 “in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio”, hanno indetto una settimana di mobilitazione, dal 17 al 22 maggio prossimi, e si dichiarano pronti a ritirare la propria disponibilità sia ad assumere incarichi di insegnamento che a contribuire alla definizione dell’offerta formativa per i corsi di studio delle facoltà per l’anno accademico 2010/2011.
 
Pur condividendo l’esigenza di una riforma al sistema universitario, i ricercatori delle facoltà etnee trovano assolutamente inaccettabile questo Disegno di Legge, ritenendolo «profondamente lesivo e discriminatorio». Infatti, oltre ad essere completamente ignorato, il loro contributo dato nello svolgimento dell’attività didattica diventerà obbligatorio, senza che questo comporti il riconoscere loro lo status di fatto di professori di terza fascia. Questo provvedimento andrebbe così a sostituire la precedente istituzione del ruolo di “professore aggregato”, una banalissima etichetta che non prevede alcun riconoscimento finanziario per il lavoro svolto. Il carico didattico che verrà loro affidato sarà in tutto e per tutto identico a quello dei professori di prima e seconda fascia, lasciando comunque invariata la diversità del loro stato giuridico ed il trattamento economico, senza nessuna garanzia su un’eventuale progressione di carriera maturata con titoli didattici e scientifici.
 
Si prevede anche la riduzione della retribuzione dei docenti con la “triennalizzazione” dell’attuale scatto biennale – una sorta di interesse maturato in percentuale minima sullo stipendio – che non sarà più attribuito automaticamente. Diventerà infatti di competenza delle singole università stabilirne i criteri di attribuzione, condizionandolo così alle disponibilità d’ateneo.
 
Il coordinamento dei ricercatori di ateneo si è riunito lo scorso venerdì 7, e ha invitato i colleghi di tutte le facoltà presenti – Agraria, Architettura, Economia, Farmacia, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Lingue, Medicina, Scienze della Formazione, Scienze e Scienze Politiche – a delle decise prese di posizione, richiedendo che tutte le componenti accademiche – studenti, docenti, ricercatori, precari della conoscenza – condividano il dissenso ed esprimano la protesta contro il disegno di legge governativo.
 
Ad oggi l’adesione alla protesta conta circa 310 su poco più di 600 ricercatori. Ci si attende un graduale aumento di partecipazione da parte della facoltà di Medicina. Prossimamente si richiederà un incontro con il rettore a cui verrà consegnata la mozione elaborata dal coordinamento dei ricercatori, con la richiesta che venga messa all’ordine del giorno del prossimo senato accademico affinché questo si esprima e prenda una sua posizione.
 
Giorno 18 maggio, data in cui anche il Coordinamento nazionale dei ricercatori che ha indetto una mobilitazione nazionale, in rettorato sarà organizzata un’occupazione simbolica con un’assemblea di ateneo.

Fabio Panebianco

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